UNIVERZITA PALACKÉHO V OLOMOUCI FILOZOFICKÁ FAKULTA Katedra romanistiky

UNIVERZITA PALACKÉHO V OLOMOUCI FILOZOFICKÁ FAKULTA Katedra romanistiky

Traduzione commentata di un brano di Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enrico Brizzi (Magisterská diplomová práce)

Translation with commentary of an extract from Jack Frusciante è uscito dal gruppo by Enrico Brizzi

(Diploma thesis)

Autor:

Alžběta Cenigová

Vedoucí práce: Mgr. Lenka Kováčová

Olomouc 2013

Prohlášení Prohlašuji, že jsem tuto magisterskou diplomovou práci vypracovala samostatně a na základě uvedených pramenů.

V Olomouci dne Podpis

Poděkování Děkuji Mgr. Lence Kováčové za odborné vedení mé práce, její velmi zajímavé podněty, vstřícnost a trpělivost, stejně jako Dr. Chiaře Molteni za cenné připomínky. Poděkování za podporu patří také mé rodině a blízkým.

INDICE

1. INTRODUZIONE ..................................................................................................................................... 6 1.1. ENRICO BRIZZI: VITA E OPERE ............................................................................................................ 7 2. LA LINGUA COME UN MEZZO DI COMUNICAZIONE ................................................................. 10 2.1. VARIETÀ DELL’ITALIANO CONTEMPORANEO: I CINQUE DIÁ- ........................................................... 10 3. TRADUZIONE: UN’ESPRESSIONE ARTISTICA .............................................................................. 13 3.1. IL RUOLO DELLA LINGUISTICA NELLA TRADUZIONE ........................................................................ 14 4. LA TRADUZIONE DEL BRANO DI JACK FRUSCIANTE È USCITO DAL GRUPPO .................. 17 5. IL COMMENTO DELLA TRADUZIONE DEL BRANO DI JACK FRUSCIANTE È USCITO DAL GRUPPO ..................................................................................................................................................... 36 5.1. JACK FRUSCIANTE È USCITO DAL GRUPPO: L’ASPETTO CULTURALE, SOCIALE E LINGUISTICO ........ 36 5.2.IL TITOLO DEL ROMANZO .................................................................................................................. 37 5.3. IL PIANO STILISTICO ......................................................................................................................... 39 5.4. IL PIANO LESSICALE .......................................................................................................................... 45 5.4.1. Equivalenza assoluta ................................................................................................................. 46 5.4.2. Equivalenza parziale ................................................................................................................. 49 5.4.3. Il sottile confine tra equivalenza assoluta e equivalenza zero ................................................... 62 5.5. IL PIANO MORFOSINTATTICO ............................................................................................................ 63 5.6. INTERPUNZIONE................................................................................................................................ 67 6. CONCLUSIONE .................................................................................................................................... 70 7. RESUMÉ ................................................................................................................................................ 72 8. BIBLIOGRAFIA .................................................................................................................................... 74 9. ANNOTAZIONI ..................................................................................................................................... 76 10. ALLEGATO............................................................................................................................................................I

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1. Introduzione

Dato il mio grande interesse per le lingue straniere in generale e per l’italiano soprattutto, la scelta dell’argomento della presente tesi è stata semplice; la voglia di esaminare la lingua nel modo “più pratico” che possa esistere mi ha portato a dedicarmi alla traduzione di un’opera. Anche se negli ultimi anni è cresciuto il numero di persone poliglotte, sono pochi quelli che hanno una conoscenza completa della lingua, per quel che riguarda non solo gli elementi prettamente linguistici, ma anche la componente storica, gestuale, e comportamentale in rierimento ai parlanti che vivono in un certo ambiente linguistico. Imparare una lingua non significa solamente apprendere il numero più grande possibile di vocaboli e di modi di dire, ma anche entrare nel pensiero e nella mentalità di coloro che si esprimono con quel sistema linguistico, il che è un’abilità estremamente difficile da conseguire. Inoltre, la capacità di comprendere senza difficoltà due diversi sistemi linguistici non implica la capacità di saper usare questi sistemi e di saper compararli. Un altro fatto che ha motivato la scelta di quest’argomento è il desiderio di avvicinare la letteratura italiana al lettore ceco, soprattutto per quanto riguarda i giovani autori e il periodo contemporaneo. L’opera oggetto della presente tesi è il romanzo Jack Frusciante è uscito dal gruppo del giovane autore Enrico Brizzi che – raccontando la storia del “vecchio Alex D”, un giovane ragazzo che si ribella contro la società intorno a lui, cercando di realizzare i propri sogni e di trovare il suo posto nel mondo, distinguendosi dalla massa – crea una sorte di personaggio eroico che ispira la generazione dei ventenni viventi nella metà degli anni Novanta. Il romanzo, pubblicato quando l’autore era appena ventenne, si avvale di un linguaggio giovanile (quello degli adolescenti dei primi anni Novanta) che avvicina il protagonista a migliaia di lettori che si sono riconosciuti nei suoi miti, nel suo malessere e nelle sue ritrosie. Nella prima parte della tesi vogliamo presentare brevemente l’autore, la sua vita e la sua opera, passando poi alla traduzione di un brano della sua opera più famosa. Nel secondo capitolo desideriamo rivolgere l’attenzione a una riflessione sulla lingua in generale, parlando della sua funzione, dei suoi piani linguistici, concentrandoci sulle differenze tra la lingua parlata e la lingua scritta, in virtù del fatto che il romanzo si colloca, per così dire, a metà, dato che mette per iscritto il parlato delle giovani generazioni. Nel terzo capitolo tratteremo la teoria della traduzione e l’idea di quest’ultima come opera d’arte, e dunque i possibili processi su come raggiungere una traduzione di valore. Passeremo dopo alla stessa traduzione in ceco, a cui sarà 6

dedicato tutto il quarto capitolo. La parte successiva, per noi quella maggiormente interessante, tratterà i diversi piani di traduzione (stilistici, morfosintattici, socio-culturali) e analizzerà i passaggi più complicati da tradurre. Nel sesto e ultimo capitolo cercheremo di spiegare le difficoltà dell’arte di tradurre che deve affrontare il traduttore per mantenersi il più possibile fedele alla lingua del testo di partenza.

1.1. Enrico Brizzi: vita e opere Enrico Brizzi nasce il 20 novembre 1974 a Bologna da padre professore di storia moderna all’università e madre insegnante. Frequenta il liceo classico Galvani la cui influenza risulta evidente in alcune sue opere: per esempio, nel primo libro, il nome stesso del liceo verrà storpiato in “Caimani”. All’università cresce il suo interesse per gli studi letterari, alimentato soprattutto dalle lezioni di Umberto Eco, sebbene la sua passione per la letteratura sia nata già prima: Brizzi, infatti, è ancora alle superiori quando comincia a frequentare la redazione della casa editrice Transeuropa, presso la quale esordisce a vent’anni non ancora compiuti con il romanzo Jack Frusciante è uscito dal gruppo (1994), tradotto in ventiquattro paesi e divenuto film nel 1996. Nel contesto della letteratura italiana del dopoguerra il romanzo costituisce uno degli esordi più clamorosi, sia per quanto riguarda il successo commerciale, sia per l’impatto sul costume giovanile: l’autore finisce, infatti, per essere considerato uno degli scrittori più rappresentativi della generazione under 40 in Italia. Nella sua seconda opera, Bastogne, Brizzi adotta una poetica molto diversa, lasciando la sua primizia alle spalle. Il romanzo diviene una delle opere più rappresentative della scena pulp1 italiana e fa sì che Brizzi sia collocato fra i principali esponenti del gruppo di scrittori definiti “Cannibali”, nome attribuito agli autori influenzati dall’uscita dell’antologia Gioventù Cannibale. La natura pulp di quest’opera è evidente nel carattere del personaggio principale, in parte diverso dall’Alex della prima opera: il protagonista di Bastogne, ribelle ma non più ingenuo come quello di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, è un puro nullafacente, un drogato che vede il mondo come una realtà da stuprare e vandalizzare insieme ai suoi amici, con i quali si macchia di azioni brutali come la violenza sulle ragazze (spesso commessa sotto l’effetto delle droghe), in un’atmosfera dal sapore vagamente punk rock. Ad una maggiore brutalità dell’atteggiamento dei protagonisti corrisponde la maggiore forzatura del linguaggio: il lettore diventa testimone di paragoni spasmodici, storpiati linguistici, battute sulla musica 1

Pulp: realismo efferato e crudele (URL= http://pinterest.com/liteeditions/pulp/). 06.04.2013.

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contemporanea e citazioni tratte da famosi libri contemporanei. Il tutto rende il testo, secondo l’opinione dei critici, difficile da digerire piuttosto che in grado di impressionare.2 Sempre interessato al racconto di storie punk bolognesi, Brizzi scrive il romanzo Tre ragazzi immaginari (1998) con cui si chiude la cosiddetta “trilogia della giovinezza”. Il titolo del romanzo è la traduzione letterale del titolo di una canzone dei Cure, band post-punk inglese. L’opera si distingue per il tentativo di compiere una mescidanza lessicale: accanto al gergo giovanile e agli imprestiti dall’inglese e dal francese, si ha il ricorso al dialetto, al greco di scuola e alle forme abbreviate.3 I personaggi principali dell’opera, intesa come una retrospettiva dello stesso Brizzi, sono Brizzi, un ragazzo liceale, Chiara, una ragazza dagli occhi gentili, e i loro amici pretoriani dell’oldschool protagonisti di varie avventure in una città, Bologna, fatta di amori, amicizie e punk. Insistendo sulla stessa tematica, seppur con modalità narrative diverse, Brizzi nel 1997 presenta il racconto illustrato Lennon, Guevara, Bugatti, pubblicato in collaborazione con il disegnatore Sauro Ciantini. Quest’opera non è l’ultima né l’unica del genere: in seguito, infatti, si registrano altre collaborazioni con vari illustratori che danno vita ai fumetti Apriti Sesamo! La vera storia di Ali Babà e i quaranta ladroni (2005) con disegni di Bonvi, Bastogne: graphic novel (2006) e Il pellegrino dalle braccia d´inchiostro, con disegni di Maurizio Manfredi. Con il romanzo Elogio di Oscar Firmian e del suo impeccabile stile (1999) Brizzi cambia stile e tematica, abbandonando quel suo “leggero” modo di scrivere che gli era valso l’adorazione da parte della gioventù italiana. La nuova opera, che racconta la vita delle giovani celebrità, perde l’energia adolescenziale e abbandona le vicende dei giovani aderenti allo spirito punk, cambia il registro e il sottofondo musicale volgendolo dallo stile punk a quello rock. Ciò è evidente, tra l’altro, anche dal titolo stesso della sua raccolta di racconti L’altro nome del rock (2001), scritta in collaborazione con l’autore di gialli Lorenzo Marzaduri. Con il passar degli anni il linguaggio di Brizzi e la sua poetica “si rilassano”, mentre temi e contenuti si allargano e si approfondiscono. Esito di questo cambiamento è il romanzo Razorama (2003) che parla di un secondo viaggio in Madagascar di parecchie settimane, trascorso drammaticamente nel catamarano. Nel romanzo Nessuno lo saprà. Viaggio a piedi dall’Argentario al Conero (2005) Brizzi continua con la narrazione di esperienze di viaggio, descrivendo il proprio pellegrinaggio avventuroso attraverso alcuni luoghi appenninici della penisola italiana. 2

J. ŠPIČKA, Enrico Brizzi, in AA. VV., Italská čítanka: Gutenbergova čítanka současné italské prózy: italsko-české vydání, a cura di J. ŠPIČKA, Gutenberg, Praha 2008, pp. 138-139. 3 Enrico Brizzi, Il maestoso sito ufficiale (URL= http://www.enricobrizzi.it/treragazziimmaginari/corsera.htm). 13.1.2013.

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Brizzi è anche l’autore di un libro per bambini, Paco è il più forte di tutti (1997), la cui vicenda si colloca in ambiente calcistico.4

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J. ŠPIČKA, Enrico Brizzi, cit., pp. 138-139.

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2. La lingua come un mezzo di comunicazione

Siccome la presente tesi è basata sulla traduzione di un’opera letteraria, e quindi compara e lavora con due diversi sistemi linguistici, bisogna riflettere in merito a che cosa sia una lingua e quali siano le sue funzioni. “Anche l’italiano […] si realizza in forme diverse a seconda delle varie modalità con cui ne possiamo fare uso, in relazione alla natura del messaggio, alle situazioni nelle quali si attua la comunicazione.” 5 L’elemento, che unisce tutte le differenze linguistiche che riguardano diverse modalità stilistiche impiegate per scrivere e per parlare, è il codice che rimane sempre uguale, sia che si tratti di un discorso parlato di livello colloquiale oppure di uno testo scritto nel linguaggio scientifico e colto; l’immutabilità del codice pur in presenza di registri stilistici differenti riguarda, peraltro, ogni lingua del mondo, dunque tanto la lingua ceca, quanto quella italiana. Questo codice si adatta variamente, a seconda del registro adottato, in tutti i livelli di lingua, sia in quelli morfosintattici, che in quelli stilistici o fonologici e lessicologici. È importante ricordare che la lingua di cui ogni individuo si avvale non è solo quella che si organizza intorno a regole grammaticali definite dalla secolare tradizione letteraria, ma è influenzata dalle forme, talvolta improprie o scorrette, che la lingua assume negli usi quotidiani, cosicché è possibile affermare che i tratti linguistici vengono formati, fino ad un certo punto, da noi stessi.6

2.1. Varietà dell’italiano contemporaneo: i cinque diá-

Quello che interessa in relazione al presente romanzo è l’italiano contemporaneo, i cui tratti vanno individuati in rapporto a cinque parametri fondamentali, che entrano in gioco in ogni creazione linguistica. I termini che identificano questi parametri sono riconoscibili dal prefisso greco diá-, che indica “differenza, separazione”. Il primo componente, riferito al mutamento della lingua secondo il mezzo fisico impiegato (computer, pagina scritta, aria, onde radio, schermo della televisione oppure messaggi dal telefono cellulare ecc.), è la diamesia. I parametri più importanti per la nostra ricerca sono 5

A. MASINI, L’italiano contemporaneo e le sue varietà, in AA. VV., Elementi di linguistica italiana, a cura di M. PRADA, Carocci, Roma 2003, p. 15. 6 Ibidem.

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però la diastratia, che riguarda le variabilità della lingua secondo lo strato sociale, che, nel nostro caso viene definito dall’età piuttosto che dal ceto di appartenenza dell’utente, e la diatopia, che si occupa dei mutamenti della lingua nello spazio e che riguarda anche le varietà dialettali e gergali della lingua. La diafasia esamina la lingua e i suoi mutamenti in relazione al registro usato dalle persone coinvolte nella comunicazione. Infine, la diacronia considera gli atti linguistici dal punto di vista dell’evoluzione linguistica che interviene nel corso dei secoli.7 Entrando nello specifico e concentrando l’attenzione su alcuni di questi elementi, si può constatare che la diamesia individua le principali divergenze tra scritto e parlato, determinate dal diverso canale di trasmissione impiegato che è “nel primo caso, grafico e destinato alla lettura, mentre, nel secondo caso, fonico e uditivo e destinato all’ascolto”.8 Questa fondamentale differenza porta a riflettere sulla diversa pianificazione del discorso che interviene tra una produzione scritta e quella orale. La scrittura, infatti, di solito procede più attentamente e lentamente, lasciando spazio alla possibile riprogettazione del testo che può essere così controllato, ripensato e corretto anche tante volte, mentre tutte le forme della produzione orale, dal monologo allo scambio di battute tra due o più interlocutori, procedono molto più spontaneamente e la possibilità di cambiamento è quasi impossibile. È pur vero che anche la lingua parlata può essere autocorretta, ma l’effetto è completamente diverso: il già detto non può essere del tutto cancellato, a differenza di quanto avviene, invece, nella lingua scritta, secondo quanto già precedentemente notato. Nel nostro caso ci troviamo sì di fronte a un testo scritto, ma con tratti tipici di un prodotto orale. L’autore desidera avvicinare il parlato dei giovani al loro comportamento, cogliendo autenticamente ciò che è detto e attuato e trasportandolo nelle pagine del romanzo. I mezzi paralinguistici e prosodici, che svolgono un ruolo importante nella produzione orale e che sono resi tramite la gestualità e i mutamenti di tono, si possono esprimere nello scritto attraverso i segni di interpunzione oppure attraverso le cosiddette emoticon, 9 entrate nell’uso solo di recente. Tuttavia, nonostante questi espedienti, non si riesce a tradurre nello scritto tutte le sottigliezze del messaggio non verbale.10

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Ivi, p. 16. Ibidem. 9 Emoticon: faccine, riproduzioni stilizzate delle principali espressioni umane, volte ad indicare una certa emozione; per esempio : “sorriso, gioia”, : “faccia triste, infelicità” ecc. Le emoticon sono create attraverso alcuni segni di punteggiatura o tramite alcuni caratteri alfabetici e vengono utilizzate prevalentemente nella comunicazione via internet o negli SMS. 10 A. MASINI, L’italiano contemporaneo e le sue varietà, in AA. VV., Elementi di linguistica italiana, a cura di M. PRADA, cit., pp. 16-17. 8

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Altro livello da considerare nel presente testo è quello diastratico, che riguarda la situazione sociale dal punto di vista del parlante e dell’utente. In questo caso particolare, in realtà, si può osservare che l’appartenenza di due o più parlanti a classi sociali differenti non è rilevante: al contrario dal punto di vista linguistico è certamente più importante ciò che li accomuna, cioè l’appartenenza alla “società giovanile”, completamente opposta al “mondo adulto” con cui i protagonisti adolescenti si scontrano, dal quale vogliono prendere le distanze e nel quale, invece, hanno rilevanza (sotto il profilo linguistico) le differenze sociali. La lingua che i giovani parlano è pertanto piuttosto omogenea e non risente dell’appartenenza di un giovane a una classe sociale più o meno abbiente, più o meno acculturata: il fatto di essere all’incirca coetanei incide a livello linguistico maggiormente che non l’appartenenza a due classi sociali diverse.

Concludiamo con il livello diatopico, che tiene conto di come varia la lingua in relazione all’area geografica di provenienza dei protagonisti. Essi sono originari di Bologna e delle zone limitrofe, pertanto la loro lingua è intrisa di regionalismi, colloquialismi e familiarismi (in parte esaminati nei paragrafi successivi della tesi), peculiari di quest’area geografica del Nord Italia. Inoltre non bisogna trascurare il fatto che l’elemento geografico è rilevante anche per quanto riguarda le allusioni, all’interno del testo, ad elementi della realtà o della storia bolognese.

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3. Traduzione: un’espressione artistica

Il termine “traduzione” è largamente impiegato nella quotidianità, sebbene solo gli specialisti conoscano il significato profondo della parola e siano capaci di immaginare le difficoltà che un interprete o un traduttore deve affrontare immedesimandosi in un altro sistema linguistico e, per così dire, assumendo una diversa coscienza linguistica. Otokar Fisher definoval překlad jako pomeznou činnost na rozhraní vědy a umění; jiní teoretikové zdůrazňují někdy filologický, tj. odborný ráz této činnosti (kupř. překládání z antických a orientálních literatur se pokládá za vědeckou práci), jindy opět její charakter umělecký. Podle toho se pak teorie překladu pokládá za disciplínu lingvistickou nebo literárně-vědnou.

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Al di là delle dispute tra studiosi è importante sottolineare il ruolo sociologico e pedagogico della traduzione che, sia quando è destinata a un gruppo di persone, sia quando è destinata a un singolo individuo, dà l’opportunità di leggere un’opera appartenente a un’altra cultura e scritta in un’altra lingua: senza la mediazione del traduttore, infatti, tale opera non sarebbe mai arrivata al suo destinatario. Ciò che induce alla traduzione è spesso il semplice desiderio umano di conoscere altri mondi e altre mentalità: la traduzione, così, può avere per oggetto sia opere letterarie celebri come il capolavoro trecentesco La Divina Commedia o, per arrivare al XX secolo, il romanzo Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, sia testi di medicina e di astronomia, sia riviste contemporanee provenienti da vari paesi del mondo. La traduzione di un’opera letteraria (e non solo) fino a poco tempo fa costituiva il modo pressoché esclusivo di scoprire altre realtà oltre i confini nazionali e mentali del singolo, dal momento che lo studio delle lingue straniere era privilegio esclusivo di pochi ricchi e la tecnologia non aveva ancora fatto progressi tali da permettere a chiunque di fare esperienza di culture e lingue diverse. Qualunque sia la posizione assunta dai teorici nei confronti della natura scientifica o artistica dell’attività del tradurre è importante considerare il punto di forza della traduzione, cioè che essa fa in modo che un’opera possa essere letta da una persona che parla una lingua diversa da quella in cui è scritta l’opera originale con uguali facilità, entusiasmo e passione, quasi come se il lettore non facesse caso al fatto che la lingua di partenza sia diversa dalla sua.

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J. LEVÝ, Umění překladu, Panorama, Praha 1983, p. 84.

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In ogni caso, creare una traduzione che sia quanto più scorrevole è un lungo processo che incontra varie difficoltà. È opportuno, dunque, concentrarsi sulle teorie circa le modalità con cui è possibile effettuare una traduzione che sia fedele, tanto dal punto di vista linguistico quanto dal punto di vista artistico, all’opera di partenza. La persona che traduce si chiama traduttore o interprete e rappresenta il soggetto impegnato nel passaggio da un sistema linguistico all’altro. Ma quali sono gli elementi cui si deve prestare attenzione e quali sono i passi che bisogna fare per creare una traduzione perfetta? Citiamo la tesi di Jiří Levý: Cílem překladatelovy práce je zachovat, vystihnout, sdělit původní dílo, nikoli vytvořit dílo nové, které nemělo předchůdce; cíl překladu je reprodukční […] Překlad jako dílo je umělecká reprodukce, překlad jako proces je původní tvoření, překlad jako umělecký druh je pomezný případ na rozhraní mezi uměním reprodukčním a tvůrčím.

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Il traduttore dovrebbe conoscere:

1.

jazyk, ze kterého se překládá

2.

jazyk, do kterého se překládá

3.

věcný obsah překládaného textu (tj. dobové místní reálie, různé zvláštnosti autorovy, příp.příslušný obor u odborné literatury).

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Curioso è il modo di dire: “La traduzione è come una donna: o è bella, o è fedele”. Può esistere, tuttavia, una traduzione fedele e, allo stesso tempo, bella?

3.1. Il ruolo della linguistica nella traduzione

Secondo Dagmar Knittlová, traduttrice dalla lingua inglese, professoressa universitaria di Teoria della traduzione, le traduzioni di opere letterarie sono state tradizionalmente sottoposte all’interesse estetico piuttosto che all’approccio linguistico, con un’inversione di tendenza che ha visto la comparsa tra questi due poli (cioè esperienza estetica ed esperienza linguistica) di un terzo polo che si potrebbe definire pragmatico: 12 13

Ibidem. Ivi, p. 17.

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Přednostní, dnes maximálně zdůrazňovanou rolí překladatele je překonávání mezikulturních bariér, 14

jemuž se podrobují jednotlivá řešení ve všech plánech jazyka.

Per quanto riguarda il ruolo della linguistica nella traduzione e nella sua teoria, grande importanza assumono le sue diverse discipline. Ogni disciplina linguistica si occupa di diversi elementi: la coerenza e la coesione testuale sono oggetto della disamina della linguistica testuale; per l’attività di traduzione è significante la linguistica comparativa, sia a livello lessicale che a livello stilistico; la sociolinguistica analizza le varietà linguistiche, la pragmalinguistica e la psicolinguistica analizzano la dipendenza della lingua dall’esperienza e dal ragionamento. In ogni caso, comunque, maggior attenzione va assegnata al piano stilistico: Teorie překladu není souhrn všech těchto přístupů a disciplín, podstatné jsou pro ni vzájemné vztahy, v nichž význam jednotlivostí záleží na jejich relevanci v širším kontextu příslušného textu, situace a kultury […].

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Dagli anni Sessanta come problema principale viene posta la questione dell’equivalenza che sottolinea la completa trasmissione dell’informazione testuale proveniente dalla lingua di partenza fino alla lingua d’arrivo. Il principio fondamentale della traduzione può essere ritenuto l’equivalenza funzionale secondo la quale i mezzi linguistici usati, anche se diversi, devono compiere la stessa funzione, per quanto possibile, in tutti gli aspetti, dunque non solo in quelli semantici (denotativi, referenziali), ma anche connotativi (espressivi, di associazione) e pragmatici.16 Come già menzionato da Knittlová,17 il processo di traduzione applica diversi metodi, procedimenti e tecniche denominati in modo vario e diverso. Famosi teorici del calibro di Fedorov, Levý, Catford non sempre usavano termini precisamente determinati e distinti per queste operazioni di traduzione, descrivendoli piuttosto come cambiamenti e processi generali. Generalmente si possono distinguere sette processi di traduzione fondamentali, derivati dalle idee dei linguisti canadesi Jean-Paul Vinay e Jean Darbelnet, creati per risolvere i problemi originati dalla mancanza dell’equivalente di un termine della lingua di partenza nella lingua 14

D. KNITTLOVÁ, K teorii i praxi překladu, Univerzita Palackého v Olomouci, Olomouc 2000, p. 5. Ibidem. 16 Ivi, pp. 5-6. 17 Ivi, p. 14. 15

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d’arrivo. Di questi, nominati dal più semplice fino a quello più complicato, ci siamo avvalsi anche noi, come si avrà modo di vedere nelle parti che riguardano la traduzione e il suo commento: 1. Trascrizione: trascrizione più o meno adattata alle abitudini grafiche della lingua d’arrivo; la trascrizione si realizza tenendo conto della traslitterazione, cioè la trascrizione di un termine o di un testo tramite un diverso sistema alfabetico che di solito porta il problema di storpiamento acustico; fatto che avviene soprattutto per le parole cinesi o giapponesi, scritte con ideogrammi e non con caratteri alfabetici. Knittlová afferma in merito che, per esempio, la parola cinese Mao-tse-tung cambia da /mawdzung/ a /mawtsetung/. 18 Secondo la trascrizione ufficiale cinese Pinyin la parola viene scritta /mao zedong/, invece secondo quella ufficiale inglese Wade Giles come /mao tse tung/. Ciò è significativo del fatto che il problema della trascrizione è serio e complesso. 2.

Calco formale: traduzione diretta dell’espressione originale (per es. ingl. skyscraper → it. grattacielo). Oppure calco semantico: In questo modo viene assegnato a un termine già esistente un significato nuovo (es. inglese: magazine/rivista; italiano: magazzino).19

3. Sostituzione: sostituzione di un elemento linguistico tramite un altro. 4. Trasposizione: sostituzioni grammaticali operate per necessità, a causa della diversità dei sistemi grammaticali della lingua di partenza e della lingua di arrivo. 5. Modulazione: consiste nel mutamento della prospettiva (per es. ingl. it is not difficult to make → it. è facile da fare). 6. Equivalenza: adozione nella lingua di arrivo di parole che hanno fonologia e ortografia simili a quelle della lingua di origine. 7. Adattamento: sostituzione dell’espressione presente nell’originale tramite un’altra espressione adeguata. Ciò avviene soprattutto in presenza di proverbi e modi di dire, dove la trasposizione nella lingua d’arrivo è assai difficile.20 Questi processi delineati sono il risultato di un’esperienza fatta dai vari teorici lungo i secoli. Alcuni sono chiari, altri discutibili: non esiste, in ogni caso, una ricetta universale; è opportuno che il traduttore ricorra alla sua intuizione per valutare quale metodo sia più opportuno utilizzare.

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Ivi, p. 7. S. HAMPLOVÁ, Grammatica italiana, Leda, Voznice 2004, pp. 395-396. 20 D. KNITTLOVÁ, K teorii i praxi překladu, cit., p. 14. 19

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4. La traduzione del brano di Jack Frusciante è uscito dal gruppo

Jack Frusciante odešel ze skupiny Z magnetického záznamu pana Alexe D. Tato neděle je nejhorším dnem mého života. Většinou jdu v sobotu večer pozdě spát nebo toho moc vypiju a příští den bývá dost na nic, protože je mi pěkně zle. Prostě neděle je nejhorší den týdne. Ani mi ji nezmiňujte. Ostatně, tohle tvrdili už i Leopardi a Vasco. No dobře, Vasco nemá rád ani pondělky, ale i tak. Oukej, je mi příšerně, ale jinak než obvykle... Vybavil jsem si Aidi, jak říká, že je pro nás oba lepší se už dál nevídat, a sebe, jak se nezmůžu na odpověď, s pusou otevřenou dokořán a bušícím srdcem, neschopný ze sebe vydat ani hlásku. No, vím jen to, tedy, že by mi chyběla sposta jejích rysů... upřímnost... fantazie... a navíc mám jistotu, že jsem zkazil tajnou hru, že jsem se choval s grácií slona v porcelánu… Ale faktem je, přísahám, že netuším, kde jsem udělal chybu. Ublížil jsem jí, a nemám tucha jak. Nebo jsem ji snad příliš silně objal a ona si mě teď jakože musí držet od těla... Poslouchám Love Song od Tesly, a když se v písničce zpívá „Love will find the way“, myslím na Aidi. Cítím, jako bych měl v hrudníku díru, napadá mě, že mé pocity – pocity všech – jsou k ničemu, rozplynou se jako slzy v dešti. Aidi nikdy nepochopí, co cítím, protože je obrněná ve své pevnůstce. „Obávám se, že by náš vztah byl příliš jednostranný a mám tě hrozně moc ráda, ale mám strach dávat.“ Mohla by mi to říct. Protože ona má jinou minulost, jinou abecedu a rozesmějí ji jiné vtipy. Jsme nenapravitelně odlišní; je sice fajn potkávat různé lidi, ale asi je nejde úplně pochopit. Jako v té boží písničce od Cure, kde ona je překrásná a ten chudák se na ni ohromeně dívá a ona se cítí uraženě a Robert Smith říká: „Tak proto tě nenávidím.“ Každopádně, někdy odpoledne se sháněl po Martinovi. A Martinovi stačilo jen zaslechnout Alexův hlas, jak říká „ahoj,“ aby pochopil, že je náš milý v pořádné depce. Prohodili pár slov a dali si sraz na příští sobotu v duchu mladického hesla Pěkně Se Ožerem a Pak Přespíš U Mě. Martino byl o dva roky starší než Alex. Bez výčitek se nechal vykopnout v prvním ročníku gymnázia a byl tak trochu drogovým idolem školy. Vídali se celkem krátce za tiché dohody, že on mu nikdy nepředstaví žádného ze svých „housových“ kámošů a Alex se na oplátku nebude pokoušet uvést ho do světa komunitního punku protknutého zvukem Fenderek. 17

Nový týden pak pomalu začal odkapávat, smutně a zpruzeně. Starouš Alex se snažil na Aidi moc nemyslet. Nicméně, ona o sobě taky vůbec nedávala vědět. A tak se náš milý snažil snížit celou tuto záležitost do kategorie těch aférek, které skončí dříve, než začnou, protože si to ona možná rozmyslí a řekne Hmm, myslím, že by to byl příliš velký závazek, podívej. Hmm, zůstaneme kamarádi. Jo. Zůstaneme kamarádi… Občas se na chvilinku potkali ve škole během přestávky. Adelaide byla vždycky s nějakou svou poběhlickou kamarádkou, s takovou, co nosí mikinu za sto papírů a džíny Missoni, ze kterých vykukuje – můjbožíčku – pět šest centimetrů jemných punčoch. Ona ho vždycky zběžně pozdravila, a pak nastal ten okamžik, kdy ve filmu nevíte, jestli se ti dva zastaví a dají se do řeči, ten okamžik, kdy vypadá, že se jí on už už zeptá: „Tak co, jak se máme?“, ale Aidi vždy odešla opačným směrem, unášena proudem lobotomovanců, proudících skrze chodbu. A on věděl, že bude muset čekat dalších 24 hodin, než ji znovu potká, a že za těchto okolností to bude sotva na vteřinu. Ale silný Alex, nasraný Alex, by se nikdy nevzmohl jako první, a tak tam stál s vykolejeným výrazem jako J. Frusciante v bookletu k albu Blood Sugar Sex Magic, a pak se taky odporoučel. Odešel se bavit s některým z těch mladých borců o fotbale, o kytarách a o holkách. Ale. Ale nedokázal to pochopit. Jak jen mohla používat jisté finty; jak se mohla přizpůsobit ostatním holkám, s tím jejich chováním a zasranými fíglíky, jak mohla kamarádit s tím odpadem, s těmi nachlup stejně obyčejnými puberťačkami? Bilo totiž do očí, že ona je jiná, a bylo úplně od věci podnikat nějaké hlouposti, kočka, co se snaží setřepat neodbytného kluka, a tak dále. (Pohroužen v pubertální hořkosti oněch dní našel znovu Vascovu kompilaci, která se ztratila někde pod postelí. Náměsíčná neděle, Jsme jen my, Játra na kaši a Mám tě rád, vůbec jsi to nepochopila.) Z magnetického záznamu pana Alexe D. Věnovala mi ani ne vteřinový pohled, když kolem mě procházela obklopená gardou svých kámošek. Na kilometry daleko je vidět, jak si uvědomuje, že jsem smutný. Ale vůbec mi to nepřijde říct. Historické minimum.

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Martino vypadal jako by zrovna vypadl ze zprávy Evropské Unie o mladých. O teenagerovi jako on si mohl nechat zdát každý režisér dokumentů o omladině: figura více než slušná, velice pečlivý výběr oblečení – polo tričko fred perry, značkové svetry, glády martensky – měl slovník gangstera a speciální modrou vespu jako nějaká socka. Přitom měl spoustu peněz. Jeho rodiče byli rozvedení už hromadu let. Matka teď žila s jedním Liberálním Pitomcem. Liberální Pitomec, snad aby uchlácholil své vlastní pocit viny, ho zahrnoval cennými jazzovými vinyly, kterými Martino ve jménu be-popu následně posouval Alexovi. (Občas se říkávalo, že jazz a punk nejsou zase tak odlišné. Když se to tak vezme, na pozadí obou je heroin.) O Martinově skutečném otci nepadlo jediného slova a Martino o své rodině mluvil nerad. Každopádně, on a starouš Alex se skamarádili jednoho lednového večera v hospodě na ulici Pratello. Martino tam tehdy byl jako nový kluk Valentiny, jedné z mála Alexových kámošek, která nepatřila do bratrstva Věčných panen. U obrovského dřevěného stolu jak z Oktoberfestu se dali do řeči o muzice. Oba měli rádi ska, Madness, Specials, Sham 69. A oba v létě jeli do Anglie. Alex, vyslaný do Anglie z reklamních letáků pro milánské turisty, aby se tam naučil frázová slovesa; Martino, za účelem pít a zvracet, rozbíjet židle a pít a tak podobně, spolu s místními tajuplnými kamarádíčky. Toho večera, po pár Guinessech a bezpočtu úsměvů à la De Niro směřovaných Valentinině poběhlické kamarádce, která se mu ani nelíbila a kterou by pak další dva měsíce pronásledoval s povídačkami o tom, jak po ní touží, ale nemá odvahu to říct, se starouš Alex omluvil, že si potřebuje odskočit na záchod, následován Martinem, který děvčata zanechal ve spárech Nardiniho interrailovských historek, které už znala nazpaměť celá Boloňa. Alex měl v oblibě zvednout se, odejít pryč a opustit hlouček, neboť jak je známo, jakmile se někdo zvedne, holky ho hned začnou probírat. A tohle se starouši Alexovi líbilo. Možná říkaly úplně jiné věci, než ty, které ti šeptaly do očí. Možná tě pomlouvaly, uštěpačně rozebíraly, ale byl jsi středem pozornosti, no ne? No, jo. Tak nějak. V každém případě to není tak, že by se v oné chvíli starouš Alex zrovna cítil být hoden pozornosti; holky pravděpodobně zajímal spíše Martino, který byl s partou venku poprvé, byl novým Valentininým klukem a byl jako takový horkým zbožím. Alex obdivoval Martina pro jeho odměřený tón mluvy a stejně odměřený způsob jednání. Jinak Martino nečetl, nepsal, randil s holkou, se kterou se už kdysi zapletl, na nic nehrál, 19

nesportoval a byl to vůbec klasický floutek, co snědl moudrost světa: takového týpka by měl nesnášet. Ale naopak, Alex se s ním chtěl hned skamarádit. (Nesnášel dívat se na sebe do zrcadla, obzvláště v sobotu večer: měl neustále lesklé oči, trochu zarudlé tváře, rozcuchané vlasy. Proto si je vždy stříhal nakrátko, jako Flea, basák z Red Hot Chilli Peppers, ačkoli mu to vůbec neslušelo. Schválně si v Anglii koupil holicí strojek, aby si je mohl takto stříhat, ačkoli se Velitel i mutter snažili najít všechny možné způsoby, aby mu zabránili jej používat... No byla to ale fakt síla: před zrcadlem v koupelně, večeře už je na stole, neonová světla, a bzzz-zzz-zzz, vlasy úplně nakrátko, trichologická anarchie. Trochu jako před koncertem v šatně. Martino přistoupil k zrcadlu nad umyvadlem a hřbetem ruky si přejel po krku, vystrčil bradu, jako by chtěl zkontrolovat svoje oholení: byl to jediný připitomělý pohyb, ze kterého by jej mohl Alex nařknout, protože jinak se Martinovi nedalo nic vytknout. Martino se protáhl těsně kolem pisoáru a namířil si to na konec koupelny. Uvelebil se pod pootevřeným okýnkem z matného skla s výhledem na neosvětlený dvorek, přes nějž dovnitř proudil ledový vzduch. A pak ven s rizlama, ven se samsonem a hašem: začínalo se balit. „Nemáš náhodou lístek na bus?“ zeptal se starouše Alexe Martino. „Jsem tu na kole,“ řekl náš milý. „Žádný lupen. Bohužel.“ Martino pokrčil rameny. „No dobře,“ usoudil. „Tak ubalíme bez filtru a hotovo.“ Starouš Alex na to nic neřekl. Taky se asi cítil trochu nervózně. Faktem je, že se vytasil s černou fixou zcizenou v jednom papírnictví nedaleko školy, a jak to říct, s vervou se pustil do realizace náročného úkolu – vytvoření pořádného nápisu Clash City Rockers vyvedeného švabachem – na prkénko jednoho ze záchodů. Nápis, který sice tolik neřval, ale pořád byl méně dementní než AC Milan nebo Baggio, jsi sekáč, nebo telefonní číslo vaší spolužačky, která prý vykouří zadarmo. Jako by opravdu existovaly takové, co vykouří zadarmo. Zadarmo nein. Chtějí buď peníze, nebo společenskou prestiž. No dobrá, ne všechny: Některé chtějí obojí. Martino zaujal soustředěný postoj pyrotechnika: právě končil s balením a joint měl vzhled vzrušující dokonalosti. Byl sakra perfektní. Ani příliš kónický, ani příliš tenký, jen o něco delší než normální cigareta a z bezpočtu úhlů se jevil jako nějaký druh báječného jarního závitku. Alex se zbožně oddaným zápalem dál vyráběl svůj nápis: „Sakra,“ myslel si. „To jsem sakra pohnojil.“ A zatímco Martino vytahoval z kapsy zippo, byl by mu rád řekl – pokud možno co nejméně lůzrovským tónem – že... hmm že není zrovna ve své kůži... a zkrátka, ano, pokud 20

jde o něj, hulit... nehulit. Tak by raději nehulil. Toť vše. Brrr! V každém případě, pozor vážení, zas tak moc mu nezáleželo na tom, že je jako děcko. Zkusme se na to podívat z jeho strany. Alex žil ve stylu straight edge a nepovažoval za správné hulit s někým, koho nezná, stejně tak, jako mu nepřipadalo vhodné, brrr! mít Sex s dívkou Jen Tak. (Později člověk naštěstí vyroste a za rozkošného hudebního doprovodu určité idealistické teorie zmizí v záchodové díře). „Kámo, nechce se mi.“ Hlas mu zněl jakž takž. Myslím tím, že nezněl jak nějaký cvok. V tomto bodě by mu Martino býval mohl říci „Co blázníš, přeskočilo ti? Tohle není žádnej levnej šmejd!...“ Ale nic takového. Dal si pořádného šluka, a zatímco se kolem linul závan trávy, zašeptal „Žádný problém, kámo.“ Za sebe, jakožto osobu znalou faktů, bych rád dodal jen toto: Martino si nemyslel, že je Alex pitomec. A stejně tak Alex zase jeho nepovažoval za jednoho z těch pozérských lůzrů, kteří se před všemi chovají jako namachrovanci. Spíš naopak – pokud by vás to zajímalo – pár týdnů nato se mu sám Martino osobně svěřil s tím, že jej začal respektovat právě v té zatracené situaci, protože náš milý necítil povinnost s ním zahulit, když se mu nechtělo. Protože Martino už byl takový: byl schopný si to s někým vyříkat pěstmi jen proto, že se na něj trochu křivě podíval – a rozhodně tak trochu patřil mezi ten typ výtržníků, kteří se vrhají do všech nahodilých rvaček okolo: mezi dvěma partami v sobotu večer, mezi studenty a místními na školním výletě, mezi Italy a Albánci v herně, mezi boloňany a lidmi z Ravenny na diskotéce, a tak bychom mohli vyjmenovávat všemožné další bitky, ale pro kamaráda by byl udělal jakoukoli vlídnou mírumilovnou věc. Starouš Martino byl z těch, kteří se cítí ve své kůži za všech okolností, a to i tehdy, kdy by se kdokoli jiný podělal. A producíroval se v bomberu se zavíracím nožem v kapse. Ostatně, on nikomu nemusel nic vysvětlovat, pokud se vrátil domů dorvaný nebo s polámanou rukou. Chci tím říct, že by ho nikdo nevyslýchal. Avšak i náš Alex miloval pařby a pití a povalování se a pogování a tak dále. Akorát si nemohl dovolit schytat ránu lahví do obličeje nebo pecku židlí. V každém případě se pohyboval v mnohem klidnějších vodách. Tudíž, není k tomu co říct, že. Tu sobotu odpoledne, kdy se měl rozjet Večer Se Pěkně Ožerem a Pak Přespíš U Mě, dorazil poprvé k Martinovi domů zpocený a tak akorát vyvedený z míry. Díky bohu, žádný otravný jedinec ani nikdo v livreji nebrázdil super drahé chodby domu. Zdejší vybavení až děsivě připomínalo dům ženy, kterou nadmíru čilý hrdina z Mechanického pomeranče umlátil k smrti za pomocí keramické plastiky penisu: Starožitné Obrazy, Lovecké Zbraně, Gobelíny, Kompletní Kolekce Modrotiskových Talířů z Dánska... 21

Zato Martinův pokoj byl přesně takový, jaký si jej Alex představoval: klasické doupě někoho, kdo si hledí svého a to samé se mu dostává od zbytku obyvatel. Myslím tím všechny ty, co mu jsou nablízku, aniž by jej dusili... Připadali jste si tam zkrátka jako v noře, ovšem ten pokoj nebyl rozhodně malý. Jenom byl zaplněný. Úplně nacpaný věcmi jak v té zatracené reklamě na timberland: plakáty kam se podíváš, svršky kam se podíváš, všude samé peruánské deky, všude samé fotky. Starouš Alex by tam uvnitř byl mohl zůstat celé hodiny, jen aby se dozvěděl jména těch týpků vypodobněných na fotkách, utábořených na korkové tabuli zavěšené nad postelí, nebo aby mohl přečíst všechny názvy na hřbetech desek a videokazet. Na ty u knih by mu naopak byla stačila nanosekunda: vložené jako podpěra sbírky časopisů Max a Ciak, ležely bezbranně ve své chladné samotě tituly jako Bratři Karamazovi, Hemingwayovy Povídky, pár věcí z vydavatelství Arcana o Pink Floydech a fungl nový anglický slovník. Sbírka videokazet ovšem brala dech: celý Allen, celý Scorsese, celý Coppola, celý Kubrick, celý poslední Verhoeven, celý Malle; Kurosawa, legendární Aki Kaurismäki, Oliver Stone, Gigant, Rebel bez příčiny, Na východ od ráje, pět šest titulů s Brandem a dokonce i nějaké kusy s herci, o kterých naše generace sotva slyšela zmínku: Jean Gabin, Louis De Funès, Peter Sellers. Když to trochu přeženu, starouši Alexovi by stačilo vidět za svůj život i míň jak polovinu těchto věcí a byl by na tom dobře. A pak Fellini, Risi senior, Ferreri. Nan-ni Mo-ret-ti! Fran-ce-scAr-chi-bu-gi! Oukej. Nehledě na to, jej Martino uvítal v županu, v šikézním ohozu s šachovnicovým vzorem, přehozeném přes pyžamo z nějakého velmi speciálního materiálu, který starouš Alex nedokázal přesně zařadit, protože byl zvyklý na normální džínový denim a punková trička z pákistánské bavlny typu Rock and roll stars: play it loud, wear it proud. Z magnetického záznamu pana Alexe D. Upřímně řečeno, Martino na mě dělá celkem dojem. Musí být opravdu v pohodě sám se sebou. Určitě dosáhl nějaké té zatracené vnitřní rovnováhy, když ještě v pyžamu dokáže být už učesaný a oholený, zahalen voňavou směsí vody po holení a mentolové zubní pasty. Někdo takový přece nemůže být jinak než šťastný. To vím jistě. Velká osobnost, tenhle Martino. Vykašlal se na některé stránky života, aby následoval ty, které se líbí jemu. Ačkoli fakt, že nechal školy a sportu, aby se na plný úvazek věnoval holkám, kinu a cestám do zahraničí, mě uvádí trochu do rozpaků. Ale potřebuji o něm vědět víc. Líp mu porozumět. 22

Martino oplývá širokou škálou zajímavých postojů. Akorát že mi tím způsobuje spoustu komplexů. Ve srovnání s ním se cítím jak nějaký beznadějný lůzr. Chci říct, někdy se tak kvůli němu cítím. On totiž dělá, co může, jen abych byl v pohodě, ale sakra, já nikdy nebudu jako on. Chodí kvůli černým tečkám ke kosmetičce, můjtybože... Dobrá. Přísahám, že si také koupím pěkné pyžamo a sametové pantofle. (V těch dnech byla mysl starouše Alexe zaplavena jistotou, že aby člověk vypadal zcela zámožně, i když je sám – bez přítomnosti někoho, kdo by to posoudil – je důležité také to, co si člověk myslí sám o sobě. Jenže on, který do postele nosí jen boxerky, doma chodí jen v teplácích a tričku nebo mikině, když je zima, a v těch svých rozpáraných bačkorách, co pro sebe sakra znamenal? Míním tím v tomhle stupni sebepozorování.) Nástěnka s fotkami lemovala celou délku postele a na výšku mohla měřit něco přes metr. Kytaroví géniové a idoly ze stadionu v tom množství neměli zrovna moc prostoru, naopak, na většině fotek vévodil Martino: Martino novorozenec, asi v náručí matky; Martino s bryndáčkem, pořádající zbytky zmrzliny, kterou si zapatlal obličej; Martino smějící se asi v náručí svého otce. Následovala série na téma karneval, s Martinem v kostýmech nejoblíbenějších postav tehdejších dětí ve věku under 10: Martino-Zorro, Martino-Sandokan; Martino-Goldrake a tak dále, až po jakýsi druh Martina-samuraje, vyzbrojeného úžasným plastovým mečem a helmou zdobenou peřím. Dále pak v předposlední sérii Martino v náručí matčiných přátel. Veteránů z osmašedesátého, ze kterých dnes byli redaktorští exoti, liberální advokáti, profesoři bez definitivy. Ti všichni, jak se zdálo, se bez skrupulí neváhali vystavovat s obrovskými kotletami, v hipísáckých květinových košilích, s kníry a v kalhotách s takovými zvony, jakoby z kostelní věže vypadly, a které ve své době vyvolávaly obrovské pohoršení. A konečná série: Martino v náručí otcových bývalých spolužáků z univerzity, géniů s fenotypem sportovního šampiona, s krátkými vlasy, dokonalým chrupem, spoustou peněz a tak dále. Když si ty fotky starouš Alex prohlížel, ani se nedivil, že se Martinovi rodiče nakonec rozešli. Ba co víc, zcela živě si dokázal představit jedovaté narážky jejích trockistických přátel na adresu jeho sportovních přátel a naopak. Teď každopádně Martinova matka schraňovala Marxovy Kapitály a bolivijské deníky důstojníka Che Guevary pěkně seřazené v knihovně této vily v kopcích, kde žila společně se synem, vydržovaná bývalým manželem a nadmíru spokojená ve své roli Paničky ve značkové obuvi, která svou Proletářskou Minulost dává k dobru jen proto, aby svým novým zednářskopodnikatelsko-rotariánským přátelům zprostředkovala trochu exotického napětí.

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Na nejposlednějších fotkách této výstavky byl Martino s několika holkami, které starouš Alex už předtím zaregistroval ve škole. Všichni vypadali šťastně. Kdoví, kdo ty fotky dělal, říkal si starouš Alex. (Jestliže vám je s nějakou dívkou opravdu dobře, musí být obtížné najít někoho, kdo by vás vyfotil bez toho, aby to všechno nepokazil poznámkami, že se dost nesmějete. Na toho, kdo je šťastný, je třeba brát velký ohled.) Starouše Alexe vyváděla z míry myšlenka, že Martino bez jakéhokoliv zvláštního úsilí, bez velkých starostí či zdrcujících škobrtnutí, jen tak, prostě a jednoduše našel pravděpodobně štěstí. V té noře jako z reklamy na timberland jej začala sžírat pochybnost, že vnitřní mír, nirvana, nejsou asi vůbec ty stavy, kterých je třeba docílit – v tom smyslu, že by se měl za nimi hnát – jak mu vnucovali Velitel, mutter a přísná propaganda gymnázia Caimani. Z magnetického záznamu pana Alexe D. Nakonec, vnitřní rovnováhu není třeba hledat. Možná už ji v sobě máme, a čím více se pohneme nebo se rozrušíme a podobně, tím více se jí vzdalujeme. Faktem je, že co se týče řečí o vnitřní rovnováze, cítím se jak úplný blbeček. Připadá mi to jako jeden z pojmů, které se používají na osvobozujících skupinových psychoanalytických sezeních nebo v azylech pro znásilněné ženy. Oukej. Všechno mi říká, abych byl silný, odhodlaný jít za svým cílem, schopný dále Žít. Ale co když člověk cítí, že nastal čas pozměnit směr, nebo potřebu se alespoň na chvíli zastavit a vážně se zamyslet sám nad sebou? Chci tím říct tohle: a co taková pitomá čtyřka z latiny, která se z prostého nástroje stala něčím jako nejvyšší cíl? Zkrátka, co vím, měl bych studovat, abych urval titul, který mi svého času jednou umožní urvat dobrou práci, která mi svého času umožní urvat dost peněz, abych urval zatracený klid v duši, vybojovaný, zraněný a zmasakrovaný neskutečným úsilím k jeho dosažení. Jedním z nejvyšších cílů je totiž tenhle zatracený těžce vydobytý vnitřní klid. Na takovou úvahu člověk nemusí být génius. Tak proč bych pak měl obětovat chvíle vnitřního klidu, které mi jdou po cestě spontánně naproti? Proč bych je měl odhodit do studny, jestliže i ony jsou součástí cíle, ke kterému je třeba směřovat? Pokud můžu jedno odpoledne jít hrát nebo ven s holkou, která se mi líbí, proč bych sakra měl trčet doma a přepisovat varianty překladu nebo předstírat, že čtu nějaký filozofický výtah? Skutečnost je taková, že se cítím nucen obětovat své sedmnáctileté já, spokojené s dnešním odpolednem, potenciálnímu holohlavému, otylému já, spokojenému padesátníkovi, který dálkovým ovladačem otvírá dveře do garáže, ve které má krásné auto, manželku, co mu určitě nasazuje parohy 24

s účetním, a párek dvojčat, s vlasy ostříhanými podle kastrólu, nachlup stejnými jako nacistické dětičky z reklamy na Kinder vajíčko. Všichni v garáži. Že by? Ne. Řekněme, víceméně poblíž. To znamená, že je jimi obklopený. Otázka tudíž zní: má hrůza těchto rozměrů větší cenu než slunce a zmrzlina z dnešního odpoledne? Větší než jakákoli holka? Větší než Valentina, která přicházela s úsměvem na rande s desetiminutovým zpožděním a v modrém tričku, pod nímž skrývala nečekaně bujné přednosti? Chci tím říct, že jsem z Martinových fotek reálně vnímal tu pointu: stačilo tam chvíli stát a chopit se příležitosti, kruci... No dobrá, Martino si prakticky žije jak milostpán, zalezlý na své venkovské usedlosti, s návštěvami u kadeřníka poznačenými ve svém diáři, s minimem povinností a spoustou výsad. Takže bychom se měli nenávidět, jelikož níže podepsaný pochází z rodiny té nejstřednější třídy, jaká vůbec existuje – jakýsi druh katapultu, co na mně zanechal stopy po různých střetech s Plahočením se za Svými Cíli bez rizika stát se Dospělým Plným Lítosti. Oukej. Naši budou rádi. Jsem natolik podnikavý a odhodlaný katapult, že už teď cítím lítost. Nevím, ale když jsem se u Martina doma díval na ty zatracené fotky, přepadl mě hrozný pocit, že jsem ty šťastné kluky a holky jednoho po druhém, den po dni, postupně zabil... Protože možná i já bych byl mohl být tak šťastný. No dobrá, ne tak zazobaný jako Martino. Tohle ale není zásadní pro to, aby byl člověk šťastný. Chci tím říct, že i bez spousty peněz se dá žít fajn. Možná je to ale ještě horší. Protože jsem to byl já, kdo si neuzmul, co chtěl. Jako bych byl každý den potratil, jako bych byl nikdy nedovolil, aby se ten kluk narodil, ze strachu, že by se mi připletl pod nohy, ze strachu, že by mi převrátil život vzhůru nohama. A tak jsem si vždy dovolil drobné polystyrenové radosti: chodit do parku, prospat celé odpoledne, koukat na Videomusic místo učení, chodit za školu, hodně jíst, obzvlášť zbožně si vyhonit... Na kilometry daleko bylo vidět, že Martino dělá, co může, aby ho nezatěžoval svým zvykem být o sobotních večerech sjetý až na kaši. Autem až do Riccione, to jen tak na úvod, obklopený kupou odvázaných šestnáctiletých koček – a hned už zas honem letět na promítání v osm deset do kina Duha. Vedle něj sedí vpravo Depression Tony, vlevo Helios Nardini a na plátně Abatantuono a Claudio Bisio jako vojáci v Řecku. Aby mu ten rozdíl nedával tolik najevo, v tu sobotu, jež měla probíhat podle hesla Pěkně Se Ožerem a Pak Přespíš U Mě, Martino přistoupil na to, že se staroušem Alexem zajdou do jedné z jeho oblíbených hospod na ulici Pratello a zboří se tam z piva za sto tisíc lir, které TenJemužSeNedáOdporovat, vytasí z peněženky, až dojde na placení účtu.

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Nakonec si samozřejmě sdělovali své nejbarvitější životní epizodky a Martino byl v hospodských diskuzích jednoduše nepřekonatelný. Mluvili a smáli se a mluvili, zatímco míra alkoholu s neúprosným klidem stoupala. A potom vyrazili ven a hecovali se v boloňské noci dalšími kravinami, dali si závod v běhu od Sv. Dominika po pasáž Cavour, zvonili na zvonky a paní, paní, zapřísahám vás, otevřete, mám tu kamaráda a je na tom špatně, měli jsme nehodu!, čůrali na zdi a popelnice a podnikali další neméně extrémní akce, které když jsi nadšený a snažíš se přiznat si, že s Aidi to všechno skončilo, stoprocentně zaberou. Když si udělali pauzu na náměstí Minghetti, starouš Alex už měl dost nakoupeno. Seděli jen tak, se založenýma rukama a s kapucí od mikiny na hlavě a dobrou. Ten večer beztak neměl žádné časové omezení ani nehrozily výslechy typu teď mi řekneš, co jsi pil, kolik jsi utratil, a smrdíš kouřem, synáčku... Neměl žádný pojem o čase a Martino ho probudil hlavičkou. Starouš Alex cítil, jak má skelné oči a TenJemužSeNedáOdporovat jej chtěl stáhnout na ulici Maggiore, aby se podívali, jestli je ještě otevřený jeden flek, kde prakticky v každou hodinu prodávali zelené pivo, co fakt píše. Ale nejdřív se na zemi poprali. Na konci zápasu mu Martino skočil na břicho, znehybnil mu zápěstí a vůbec nevnímal rány koleny, kterými ho Alex kopal do zad. Když se zvedli, nějakou chvíli jim trvalo, než jim po nejistém očichávání a nevyřčeném podezření docvaklo, že se vyváleli na koberci z psích hovínek. (Vydali se na cestu domů, protože už bylo světlo). Jeli na Vespě. Martino řídil a starouš Alex dřepěl vzadu s úplně vyschlým hrdlem. Zatímco si na nose upravoval brýle jak jeden z bratrů Bluesových a fackoval jej ledový vítr, na jeho smysly mu zaútočily útržky jedinečné, dezintegrované a koncentrické instantní karmy: hrubá látka jeho šedé bundy jak od německého vojska, starost, že se vůbec neučil na fyziku a v pondělí bude písemka (fajn, u testu s variantami odpovědí se to v každém případě nějak opíše), vyholený Martinův zátylek dva centimetry od jeho boxerského nosu, ciferník plastových hodinek s poškrábaným sklem, na kterém bleděmodré ručičky ukazovaly čas, který starouš Alex dokázal lokalizovat někde mezi půl šesté a tři čtvrtě na šest ráno. Ačkoliv spíše tři čtvrtě na šest než půl šesté. Z těch hodinek šlo vždycky poznat prd. Byl by mohl být někým jiným, na jiném místě, a místo toho byl přímo tam, schoulený za Martinem, který s rukou na plynu proháněl Vespu cestou mezi kopci, jednoho bledého

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a studeného rána, s kyberpunkovým bolehlavem z přílišného tlachání a z těch kravin a z trápení a z piva, kterým chlácholili tu divnou MladoFrajerskou noc. (Oni dva uháněli na Vespě a Aidi bydlela přímo tam, za televizními převaděči. Trochu níž, na úpatí kopce, bylo moře domů zahalené mlhou.) Na okamžik starouše Alexe napadlo Martina požádat, aby jej zavezl k ní, že ji probudí, sedne si na okraj postele a promluví s ní. Pak si ale uvědomil, že by ho tam Martino vážně odvezl, a tak raději nic neřekl a dál si pod skly brýlí utíral oči slzící z velkého větru. Bylo už tak šest a starouš Alex měl hrdlo jako v ohni a rty celé popraskané, když Martino zabrzdil, prudce zagumoval před branou domu, a přesně ve dvanáct téže neděle byl starouš Alex znovu na nohou – mladistvá zdechlina ve sváteční den – a účastnil se mše v kostele Svatého Josefa z mimořádně kryté pozice vzadu. Někde tam víc vepředu byl určitě jeho bratr se skauty. I starouš Alex chodil spoustu let do skautu: vlče, nováček, skaut a nakonec rover. Nesnášel tu rétoriku à la šťastná rodinka a hloupé panbíčkářské vtípky, nicméně, byl to nejlepší spolek, do kterého měl kdy příležitost chodit. Nakonec odešel, to dá rozum, ale nepřestal se vídat s ostatními, se skvělými alkoholickými parťáky a věčnými kecálky... „Dnes se do Krista strefují. Dnes je Kristus na okraji společnosti. Dnes je Kristus psanec. Dnes, bratři a sestry, Ježíš Kristus prosí na ulicích o almužnu...“ Misionářský mnich se předvedl v jedné ze svých nejzdařilejších řečnických odmlk. Strhnul na sebe ještě větší pozornost a chvíli nato nejprve sklopil zrak, skoro jako by se předem omlouval za nepřístojnost, kterou prostě musel udělat, pak položil ruce na pultík, který hned uchopil, jako by ho chtěl vyrvat, a znovu pozvedl zrak. Starouš Alex se neubránil malému vyděšenému gestu. Ve farářově pohledu bylo cosi jiskřivého a žíly na čele a na krku měl naběhlé jako v důsledku nějaké mutace. Ten kněz připomínal zvláštním, ale nezpochybnitelným způsobem, Lou Ferrigna v roli Neuvěřitelného Hulka, a Neuvěřitelný právě zvěstoval svým ovečkám, že podle všeho je Kristus v současné době opět odsouzen a trpí v lochu. Nic pravděpodobnějšího, pomyslel si náš Alex, ačkoli v žádném případě nepřestal doufat v něco jako zázračnou amnestii, která by umožnila starouši Ježíšovi přijít tam osobně a co nejrychleji – přímo tam, v kostele Svatého Josefa Snoubence Panny Marie – nakopat do prdele ty padesátnické krávy, co zaníceně brečí na kůru a přitom cinkají šperky a rozmazávají si make-up... 27

Je jasné, že proslov misionářského Otce Ferrigna musel ty krávy od základu rozrušit, donutil je konečně otevřít oči, pomohl jim pochopit nepojmenované pokrytectví, kterého jsme my všichni schopni... (A křesťany se opravdu jen nazýváme. Víra, to je něco jiného.) Tento misionářský kněz má skutečně pravdu, když říká, že víra má jít ruku v ruce s chudými, opuštěnými, lidmi žijícími na okraji společnosti, všemi těmito people, kteří naštěstí nebydlí na ulici Saragozza. Je však prostě zapotřebí více milosrdenství. V zásadě se může křesťanské poselství aplikovat a šířit i v těch nejbohatších kruzích. Ba naopak, tady u nás je to možná dokonce i jednodušší. Mohl bych o tom promluvit v pátek večer v kruhu zasraných rotariánů a mohli bychom uspořádat sbírku pro Jugoslávii nebo Af-friku. Poněvadž ty nebohé děti trpí i v Af-frice... Jo, jo, pěkný milodareček by to chtělo. A pak se Piergiangimu koupí stošedesátčtverka, protože je mu už dvacet čtyři a nemůže přece jezdit celý život v golfu, no ne? Protože golf se předá Marii Stuartovně Betty, protože i té už bude osmnáct!... Alex se snažil věřit v Boha, ale největším problémem byli ti podělaní pokrytci, které potkával v kostele. Včetně mlaďochů z kurzu náboženství, kteří mši oživovali hrou na kytaru, a sboru panen v halence a sukni po kotníky. Připadalo mu to jako reklamní tah (chápete?), který se ukázal jako nezbytně nutný kvůli úpadku Církve, v důsledku toho, že stále méně mladých lidí chtělo chodit na mši. Hloupý, nepříliš skrytý trik, který měl rozšířit hledáček a docílit toho, aby dvanáctiletí s rovnátky doufali, že jednou budou jako oni pořádat rybářské dobročinné akce, hrát na kytaru a chodit na biblická soustředění a zpívat dvojhlasně o hoře Siónu a chodit na pizzu s partou Právěbiřmovaných a mít zásnuby a svatbu a milovat se a střádat společně penízky a že to dotáhnou na šťastné ubohé blbečky. Alex měl podezření, že ve skutečnosti farář a ostatní kněží ty mladé z kroužku náboženství, kteří oživovali mši hraním na kytaru, i ten jejich sbor Věčných panen v halence a sukni po kotníky nesnáší. Ale faktem bylo, že je teď farář i kněží potřebovali. Pozor, vy blbečci, přemýšlel starouš Alex, protože za dob bohoslužeb v latině by vás s rovnátkypostavili ke zdi a postříleli a basta. Dvakrát poslech Never Mind The Bollocks od Sex Pistols a později znovu v pondělí ráno, a On se neučil fyziku.

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Do školy přišel s dvacetiminutovým předstihem a s knedlíkem v krku či pocitem viny naprosto podobným tomu, co míval jako kluk, když si za zády mutter vzal ze špajzky koláček. Pozdněpubertálně shrnuto, byla písemka z fyziky a Alex se nenaučil ani ň. Pozdněpubertální duch, mladistvý hlupák, co na hodinách fyziky četl Frigidaire a časopisy o muzice, co ani není muzika, ale kravál, se má najednou naučit šest kapitol a místo toho, aby se to pokusil dohnat, vyhledává špatnou společnost a v Předvečer Písemkae se oddává menšímu výtržnictví ve společnosti kamaráda, jednoho z těch, které je lepší ztratit než… No dobře. Teď by se mu mělo dostat spravedlivého trestu, neboť celá tato svinská záležitost je svinsky spjatá s katolickým náboženstvím. Starouši Alexovi teklo do bot, a tak se pokusil zhodnotit situaci shora, jako když náčelník generálního štábu v nesnázích studuje nad mapami únikovou strategii. Oskar byl tři dny doma s chřipkou vykonstruovanou ad hoc, aby se mohl učit řečtinu, tudíž nebyl nikdo, od koho by se dalo opisovat. Baron toho věděl ještě míň než on, takže nic. Ostatní případní spolužáci byli příliš daleko od jeho lavice, a tak… Starouš Alex na to myslel celý nedělní večer, když mu pocity viny nedovolovaly usnout. První písemka mu vynesla slušnou dostatečnou, kterou by bylo trestuhodné zničit termodynamickým debaklem, co ho dnes čekal. Omluvenek už měl sedm stran. Do doby, než bude sešit s omluvenkami viset na sekretariátu kvůli kontrole, mu prakticky zbývaly další dva záchranné manévry... Zatímco starouš Alex shora studoval mapy a vymýšlel únikovou strategii, narazil v průchodu na jednoho Socdemokrata z druhé E v mokasínech a v důchodcovské haleně. Proběhlo vzájemné poplácání po rameni. „Hej,“ řekl starouš Alex. „Možná se uleju.“ „Fakt? Hustý!“, usoudil Socdemokrat, ale pak vůbec nic nedodal, blbec. Naopak, už se snažil vykroutit: „Dnes mám bohužel latinu,” zamrmlal se zpola zarudlým obličejem. „Ale příště se domluvíme předem a megazdrhneme masově, co?“ (Jasně. Megazdrnutí. Leda tak kulové.) V každém případě se tomu pitomci zablýsklo v očích a možná i on byl na nanosekundu v pokušení servat si školní batoh ze zad a odvázat kolo, ale pak se mu vrátil zastřený pohled a oblažil svět x-tým kreténským výrokem: „Hm, tak se pak uvidíme. Hej, Alexi, už jdeš?“ Blbeček. „Strč si ho někam,“ řekl si v duchu starouš Alex. „Do prdele.“ Pak z něj vylítlo pitomé „Snad,“ celé marné a smutné jak nealkoholické pivo. 29

Problémem Socdemokrata bylo to, že nechtěl nikdy nikoho zklamat. Ten ubožák se ti snažil ukázat, že se mu líbí všechno a že se všemi dobře vyjde, ale nedal najevo, co z toho dělá proto, aby byli spokojení ti druzí, a co z toho doopravdy chce on sám. Byli i takoví, kterým se tito MějteMěVšichniRádi líbili. Pak, zatímco věčné školnice otevíraly vrata a lobotomizovanci z gymnázia Caimani se tlačili u vchodu, hlodala našeho rockera jediná myšlenka: „Pryč z této absurdní skrumáže, a to co nejrychleji.” Starouš Alex si sedl na zábradlí balustrády, v zákrytu za školními batohy a kabelkami značky Mandarina Duck, a divoce to v něm vřelo. Všichni prváci vstupovali hromadně. Možná o patnáct minut dřív, než mělo zvonit. Ostatně, stáli tam už dlouho jako nažhavení fandové, co chodí na koncert s mnohahodinovým předstihem před otevřením bran. I starouš Alex byl v prváku takový a nikdy se ani nezastavil u vchodu, aby si poklábosil, ani se neshlukoval. Během přestávky zůstával ve třídě a hrál tam třeba fotbal nebo psal věnování – proboha – do památníčků. Nikdy nechodil na chodbu. A právě tohle byly ty schůzky, na kterých se nemá nechybět, ale to on pochopil až na konci. Jediná chvíle, kdy nebyla přítomnost důležitá, byla ta u vchodu. Ledaže by byl nucen se ulít a ocitl by se bez parťáků jako teď. V každém případě tomu stěží věřil, neboť on si byl jistý, že zná alespoň od vidění všechny lidi ze školy – ve skutečnosti se tam pohybovalo pořád těch samých dvacet třicet celebrit – ale to podsvětí, ty přiblblé Dochvilné, ty si nepamatoval, že by je kde viděl. „To musí být poprvé za celý školní rok, co jsem tady dřív,“ řekl si rozpačitě a s očima dokořán pozoroval uhrovité zjevy s těmi účesy podle kastrólu, rovnátky, ty užvatlané středoškoláky v mikinách. Ty ztřeštěné pubertální zjevy se pohybovaly ve skupinách. Podle hudebních skupin. Podle fotbalových klubů. Kdoví, kolik domovů, kdoví, kolik více či méně měšťáckých rodin za těmi zjevy stálo. A kdoví, kolik skříní plných oblečení, kolik matek, co říkaly Robertomarie, tohle nedělej, protože jsi moc pěkná a jsou takoví chlapci, kteří nemají čisté myšlenky... Starouš Alex se snažil všechna ta těla vymazat a zaměřit se na spodní prádlo a basta. Bývalo by to chtělo Superzrak pana Kenta, jasně, ale připusťme si, ta myšlenka byla fascinující: všechny ty stovky kalhotek, košilek, podprsenek všech stylů a velikostí v pohybu. Bylo to hodno Stephena Kinga, v jistém smyslu. Pak starouš Alex zahlédl první známé tváře... Buganiho v maskáčové bundě nadité kouřem. Tita Scarpu s berlemi. Starouše Cika, veterána z Ostrova, oblečeného jak nezávislák. 30

Mazzu s helmou v ruce. De Lucu s De Lucovou novou holkou. A svou třídu sešikovanou v chumlu: nevýrazná zóna asexuálů, ani sympatických, ani chytrých, nebo spíše parta zdeprimovaných pravých kamarádů spolu s pár žhavými kočkami. A konečně uviděl Rinaldiho, přítele starouše Hoge. Stál tam nevšímavě ve své džínové bundě, s pupínky a s vlasy na ježka. Ten Rinaldi byl jedním z nejsympatičtějších kluků. Vůbec nemachroval a nepovyšoval se a Alex se mockrát ptal sám sebe, jak se někdo tak spontánní a bez předsudků může v té škole odvařených pitomců cítit dobře. Došel k závěru, že se tam pravděpodobně vůbec dobře necítí. Hoge mu řekl, že s Rinaldim se to vždy stočí na prasácké řeči o sexu, protože on je něco jako šťastný usmívající se maniak, a pokaždé, když se některá z jejich spolužaček zvedla, aby šla na záchod nebo něco vyhodit do koše, Rinaldi začínal šeptat: „Té ale vyrašily pěkné kozy, co?“ A hned rozvíjel velmi peprné fantazie, co člověka mohly dost rozrušit. A taky že starouš Hoge, hlava elektrická, už nechtěl ani slyšet, že by s ním měl sedět v lavici, protože všechny tyhle sprosté fantazie jej příliš rozptylovaly. Po zbytek času, když se žádná ze spolužaček nemusela zvednout, aby šla na záchod nebo něco vyhodit nebo tak něco, četl Rinaldi významné knihy v angličtině typu Dějiny společnosti Apple a bylo možné ho považovat za jeden z pilířů záchodové partičky. Každý profák měl svou typickou hodinu. Starouš Alex a spol. už jejich schémata znali nazpaměť. Byl profák, co nejdříve zkoušel a pak probíral novou látku, profák, co někdy probíral novou látku, někdy zkoušel, a pak tu byla profka italštinářka, která skoro až do listopadu probírala jen samého Bemba a Castiglioneho za obecného nezájmu přítomných náhrobků. Během zkoušení nebyl problém, mohli jste být venku a vrátit se zpátky bez velkých potíží, kdežto pokud jste se do třídy vraceli a přitom jste se více či méně škrábali na koulích, popotahovali nosem nebo šoupali nohama během plamenné lesson o Hésiodovi, rovnici o několika neznámých nebo prstencích Saturnu, bylo pravděpodobné, že z toho profák udělá osobní aféru. V průběhu obdobně zajímavých hodin bylo radno katapultovat se dovnitř středně rychlým během – nasadit normálně zoufalý výraz obličeje kvůli tomu, že jste přišli o pár základních slabik, by mohlo být k užitku – skočit šipku na své místo v poli, pustit se zuřivě do dohánění poznámek, s železným odhodláním nespustit zrak z tabule a zvednout ruku, abyste ve vhodný okamžik položili nějakou pitomou otázku: záludnou a k věci. Budete-li postupovat přesně podle tohoto návodu, na závěr hodiny si profák v rovině podvědomí dokonce uchová i tak trochu pozitivní vzpomínku na vaše hlavy. Pokud však hrozilo nebezpečí „jen pojďte k tabuli”, zůstali jste venku a hotovo. Jediní profáci, kteří posílali pro nezvěstné, byli ti s nejmenším zájmem o všechny, takoví, co nemysleli

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na to, aby svou hodinu dobře odučili, ale jen na to, kolik je ve třídě prázdných míst. Ulejváčtí učitelé byli ti nejhorší: měli černé svědomí a snažili se vás vždycky nějak oblafnout. Každopádně ten, kdo šel ven jako první, se ukázal ve dveřích ostatních tříd, ve kterých byli roztroušení kámoši ze záchodu, a tak, aby ho neviděli profáci, přivolal gestem toho, koho měl přivolat. Starouš Alex rád zachycoval pohledy některé ze způsobně sedících koček, dělal grimasy jak Johnny Rotten a prostřednictvím úšklebků a posunků ukazoval směrem k lavici dotyčného. Po dvou třech grimasách příslušná kočka pochopila, otočila se správným směrem a ukázala na dveře buď Hogeovi nebo Rinaldimu nebo Depression Tonymu či Leu Černobylovi, a ti nespoutanci se zvedli, rozhlédli se kolem sebe a vyrazili ke dveřím. Měli přitom stále trochu skloněnou hlavou, aby profák nezpozoroval, že se usmívají. Na záchodech se pilo zteplalé pivo. Heineken koupili v supermarketu minulé odpoledne, tajně ho ukryli v lednici, ale teď už byl zase zteplalý. Alexovi však přišlo úžasné vyjít ze třídy s plechovkou schovanou pod košilí, vidět na konci chodby kámoše, příznivce komunitního punku, vykukující zpoza dveří od záchodu, jak na něj dělají posunky, aby si pohnul, nebo je jinak načapají hlídky školníků rádiově řízené ředitelem. (Ten záchod byl to nejhezčí místo na gymnáziu Caimani. Místo, kde tě nikdo neprudil, když jsi mluvil o recenzích na Blast nebo o virtuální realitě nebo o kondomech nebo o rockových koncertech v Chiesa Nuova, Sant´Egidio, Santa Rita). Během těch let tajtrlíků jak by řekl Caulfield, se Alex cítil být odchovaný spíš revolučními texty skupiny Negu Gorriak a alba Anarchy In The UK od Sex Pistols, než Alfierim a Anabází od Xenofóna. Kluci ze záchodu se bavili také o politice. Cítili se být rudými, radikály, anarchisty. Nenáviděli (a tentýž cit jim byl opětován) nacistické zmetky množící se na jejich škole, syny synů kramářů, účetních, zubařů, syny sebevědomé ytalské ignorance. Cítili se (až na pár drobných odlišností) být součástí usměvavé upřímné levice, sympatizovali s undergroundovým světem okupovaných společenských center a nezávislých diskografických společností a hlavně nesnášeli ty cínové panáky z partajních organizací, prolhané jak Pinocchio. (Ve městě partajní pinocchiové schválili vystěhování samosprávních center jako Ostrov nebo Fabrika. Partajní pinocchiové chrlili prohlášení velkých rozměrů – vykreslovali Boloňu jako jakýsi druh místa, kde se prakticky uskutečnil socialismus s lidskou tváří – až na to, že pak pádili v Mercedesu ze svých vil v kopcích, aby na všechny strany rozdávali před- a po- volební úsměvy pokaždé, kdy hráli Virtus). 32

(Byli to jen pinocchiovci a zasraní vip, jak řval Dee Dee Bombay na demu od Splatter Pink. A jejich děti Pierdavide, Gianfrancesco, Camillamaria seděly ve třídě a jejich mozky běžely na plné obrátky, když přemýšlely, jak v sobotu večer rozházet tři sta papírů, a přitom se přiblble usmívaly na profesora hovořícího o Pařížské komuně.) Tak tohle byl pro starouše Alexe a jeho kamarády taky tak trochu třídní boj: boj mezi těmi, co se musí sakra nadřít, a těmi, co mají všechno díky tomu, že se narodili bohatí, nebo jejichž rodiče nikdy nevydali daňový doklad. Pak tady byly oslavy osmnáctin ve vilách, debilní rotariánští papínkové v kápích a tenisové turnaje, při nichž se člověk krásně opálil, no ne? Ti nejstarší ze záchodové skupiny, všichni ti, co už mohli jít k volbám, mysleli naopak na Stranu komunistické obnovy. Anebo se stejně jako starouš Alex zhlíželi v myšlenkách a programech zastánců legalizace drog. Nicméně. Zůstali jsme u toho, jak Alex uviděl Rinaldiho, že? „Ahoj starouši,“ oslovil jej starouš Alex. „No ne,“ divil se Rinaldi. „Ty seš tady snad dnes dřív?“ Starouš Alex pokrčil rameny. Bylo vidět, že je dost vykolejený. „No tak,“opáčil Rinaldi, „co máš dnes ráno sakra za předměty?“ Aha, vyčmuchal to. O tom nebylo pochyb. „Dvě hodiny řečtiny,“ prohodil starouš Alex a v jeho očích se zachvěla obrovská naděje. „Dějepis, zasranou písemku z fyziky...“ „Hele,” řekl pak, „co ty na to, nechtělo by se ti ulejt? Podívej, fakt sakra nevím, co jinak dělat.“ Hodil na něj strašlivě upřený pohled a starouš Rinaldi si mnul bradu. Hm, zamlouvalo se mu to. Zamlouvalo, a jak! Teď bylo jen třeba dodat mu trochu odvahy. Pokud šlo o to, někoho vzmužit, v tom byl starouš Alex mistr. (Následovaly neskutečně silné okamžiky, při nichž je ze všech stran bičoval adrenalin). Pak šla kolem chemikářka Boriani a starouš Alex strhnul Rinaldiho do stínu a řekl mu: „Schovej se, je tam Boriani.” A Rinaldi skočil mrštně jako delfín do temného místa podloubí, poněvadž jej Boriani jednou viděla venku za školou a on si toho nevšimnul a stejně se ulil. Následujícího rána, když ukazoval omluvenku – Závažné Rodinné Důvody – to na něj pěkně vybalila: „Jen si představ, Rinaldi, zdálo se mi, že jsem tě včera viděla tady před školou.” 33

A on, napůl s výrazem kněze obviněného z pedofilního chování vůči dětem z kurzu náboženství a napůl s výrazem zoufalého synovce, energicky zakroutil hlavou a řekl: „Včera? To bohužel není možné, jelikož my všichni z rodiny jsme byli v Parmě na pohřbu mého strýce.“ Takových příběhů o zesnulém strýci slyšeli už nejméně stovku, ale když Rinaldi řekl: „Ne, všichni jsme byli v Parmě,“ výbuchy smíchu a souhlasné hihňání se nesly až vysoko do nebe. Nakonec to nebyla tak jednoduchá představa. Historku o pohřbu nějakého příbuzného by si uměl vymyslet kdokoli, ale ten mistrovský geografický detail, s tímto projektem rodinného života v Parmě? Jako by jej člověk viděl, starouše Rinaldiho, jak odmala jezdí se svou rodinou do Parmy za tímto teď již zesnulým strýcem inženýrem. Až vám ho bylo skoro líto, toho nikdy neexistujícího člověka. Výborně. Starouš Alex a Rinaldi si to namířili k Umělecké kavárně, útočišti každého úctyhodného organizátora záškoláctví. Pak Alex na vteřinu zahlédl svůj odraz v zrcadle kavárny a pomyslel si, že se sám sobě toho dne docela líbí: šedá košile s propínacím límečkem, hodně krátké vlasy, džíny Schott s ultra nažehleným lemem a blýskajícími se gládami se žlutým šitím dobře viditelným na platformě. A pak, zatímco se ztrácel v myšlenkách na stále radikálnější střihy vlasů a na emblém West Ham United, který si musí našít na vojenskou bundu nebo na bomber, aby ohromil ty měšťáky, znovu se mu vybavila Aidi, která v tu chvíli bude nějakých padesát metrů odtud, kousek od školy. Cítil se jako ve filmu a byl by chtěl s křikem vyběhnout ven, jen tak bez bundy, s nedojedeným sendvičem a lahví v ruce, v dálce by zahlédl Aidi v barvě, jak mluví s ostatními poběhlicemi v černobílém záběru, cestou by do všech vrážel lokty, doběhl by až k ní a zeptal by se jí jen: „PROČ?“ A pak by začalo všechno od začátku, protože šlo vidět na kilometry daleko, že to mezi nimi neskončilo, a taky šlo vidět, že i ona to moc dobře ví. A tak se sakra rozhodl: hned jak se vrátí domů, to odpoledne jí napíše dopis, který nenechá prostor pochybnostem, a do čtyř pěti dnů bude celá tahleta absurdní situace u konce. O čtvrt hodiny později se v Umělecké kavárně ukázal také Hoge, který šel z policejní šťáry poblíž Benfe a byl odhodlaný si tady najít spolupachatele. Sem tam vešel nějaký další záškolák s knihami a helmou, týpci za pultem podávali kafe a povídali si s dospělými zákazníky. A pak Rinaldi jako první prolomil to divné ticho, které se zmocnilo jejich rohového stolu – ticho, a ten další pocit, který se vkrádal ke všem třem, a nebyl to tak úplně stesk po předešlých čtyřiceti minutách, kdy byli každý ještě ve své posteli, s plakáty a fotkami vylepenými nad hlavou a s nohama zamotanýma do dek – ale i tak z toho byli smutní a bylo potřeba se toho pocitu zbavit. „Poslyšte,“ řekl Rinaldi a zkřížil si pevně ruce na prsou, „my teď zajdeme ke mně.“ 34

„Dobrá, domluveno, sakra,“ usoudil starouš Alex a s Hogem si vyměnili spiklenecký pohled. „Jasně. A kdeže to bydlíš?“

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5. Il commento della traduzione del brano di Jack Frusciante è uscito dal gruppo

5.1. Jack Frusciante è uscito dal gruppo: l’aspetto culturale, sociale e linguistico

Enrico Brizzi in Jack Frusciante è uscito dal gruppo, prova della sua prepotente capacità di parlare con tutti e per tutti, ha narrato l’iniziazione alla vita sociale di un ragazzo intraprendente, dotato di tutti i peccati e di tutte le generosità della sua età, pronto a lottare contro guai, intimidazioni, imbrogli. La sua capacità di parlare e descrivere gli ha assegnato l’esaltante compito di aprire gli occhi agli altri, diventando una guida sicura quanto impaziente. Il linguaggio, giocando su scherzi di parole e di concetti, raggiungendo vertici d’ilarità e di scherno fa sì che questo libro possa essere giustamente adottato dall’inclinazione giovanile al culto di qualcuno o di qualcosa, panacea alla adolescenziale amarezza dei giorni più disperati.

21

Con tali parole viene definita l’opera nell’introduzione premessa al libro stesso, la cui vicenda, è bene ricordarlo in vista delle successive osservazioni, è ambientata a Bologna nel 1992 e ha come protagonisti dei ragazzi adolescenti: Alex, i suoi amici, la sua ragazza Adelaide e i membri della sua famiglia. L’ostacolo più grande riscontrato nella traduzione è rappresentato dalla presenza di un linguaggio giovanile e del gergo bolognese dei primi anni ’90, giustificata dall’età e dal contesto geografico di provenienza dei personaggi (si vedano, in merito, le osservazioni fatte su diastratia e diatopia, nel cap. 2.1.). Questi elementi, oltre a rendere difficile la comprensione della lettera del testo, ostacolano il reperimento e la scelta di equivalenti appropriati. È opportuno osservare anche il fatto che l’adozione di un linguaggio “settoriale”, in quanto giovanile e al contempo dialettale, rende difficile la comprensione non solo a un lettore straniero, ma anche a un lettore italiano che non condivida il punto di vista dei personaggi (e dell’autore) in termini socio-culturali, geografici e diacronici (visto che il modo di esprimersi dei personaggi risale a una ventina di anni fa).

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E. BRIZZI, Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Baldini Castoldi, Milano 2004, p. 7.

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5.2.Il titolo del romanzo

Il titolo di un romanzo è un elemento che comunica già di per sé, ancora prima che il lettore affronti il testo. In generale si può dire che il titolo, non solo di un romanzo, ma di qualunque prodotto scritto, è il primo elemento che può incuriosire una persona e invogliarla o meno alla lettura del testo stesso. Si potrebbe pensare che lo scopo del titolo sia quello di aiutare il potenziale lettore ad intuire la trama, dandogli la possibilità di indovinare e prevedere il contenuto del romanzo. In realtà il contenuto testuale non è sempre corrispondente a ciò che il titolo fa pensare, anzi alcuni titoli sono studiati apposta per confondere il lettore o quantomeno per incuriosirlo, generando l’insorgere della domanda: “Di che cosa può parlare questo libro?”. Qualunque sia la situazione, particolare attenzione è riservata al titolo da parte dell’autore e dell’editore anche per un semplice scopo commerciale, in quanto l’efficacia o meno del titolo può determinare la vendita del romanzo. Secondo Levý 22 è opportuno operare una distinzione tra due tipi di titolo: il titolo descrittivo e il titolo simbolico o accorciativo. Il titolo descrittivo è quello che indica in modo lineare l’argomento del libro, di solito con l’impiego del nome del protagonista, spesso accompagnato dall’indicazione del genere letterario (ad es. Poema del Cid e Žizň Alexandra Něvskogo). Questo tipo è storicamente più antico, ma si trova ancora abbastanza frequentemente nelle opere moderne o contemporanee, che però omettono il riferimento al genere letterario (ad es. Romeo and Juliet). In epoca precedente tali titoli potevano anche essere ampliati da una cosiddetta “appendice” che sostituiva la funzione dell’indice dell’opera, come accade, ad esempio, in The pleasant history of John Winchcomb, in his younger days called Jack of Newbury, the famous and and worthy Clothier of England; declaring his life and love together with charitable deeds and great Hospitalitie di Thomas Deloney. Attualmente un titolo simile viene di solito accorciato dal traduttore. Il titolo simbolico o accorciativo allude invece metaforicamente e sinteticamente ai contenuti del testo. Questo tipo nasce in un contesto capitalistico quando la letteratura diventa merce e il titolo pubblicità. A questo proposito significativa è la seguente battuta di Gotthold Ephraim Lessing: “Il titolo deve essere come un menu nel ristorante: meno dice sul contenuto, più è buono”.23

22 23

J. LEVÝ, Umění překladu, cit., p. 84. Ivi, pp. 153-154.

37

Il titolo Jack Frusciante è uscito dal gruppo non può però essere ascritto propriamente né al primo tipo, né al secondo, e viceversa, possiamo dire, che presenta delle caratteristiche di entrambi i tipi. Il titolo in questione sembrerebbe addirittura avere come obiettivo la confusione del lettore. La maggior parte dei ragazzi coetanei del protagonista Alex e viventi nel medesimo periodo storico, cioè negli anni Novanta, di sicuro avvertirebbe qualcosa di familiare leggendo questo titolo: John Frusciante fu, infatti, il noto chitarrista dei famosissimi Red Hot Chili Peppers, un gruppo rock statunitense che raggiunse un grande successo proprio in quegli anni e che nel 1992 vide l’inaspettata uscita dal gruppo dello stesso John, proprio all’apice della sua popolarità. Limitandosi a un’ipotesi superficiale, si potrebbe pensare che il titolo alluda a un testo che abbia come contenuto una biografia della rockstar Frusciante e che riservi particolare attenzione ai motivi che lo hanno indotto ad abbandonare il gruppo, oppure si potrebbe ipotizzare che si tratti di un testo di un fan deluso, profondamente critico rispetto alla scelta del musicista. Basta però un occhio poco più attento per notare che, in realtà, il nome del chitarrista è John e non Jack come riportato nel titolo. È opportuno, a questo punto, ricercare eventuali affinità tra la trama del romanzo e la situazione reale. “Uscire dal gruppo”, in questo caso, può essere riferito al fatto che come John esce dal gruppo dei Red Hot Chili Peppers, così Alex esce dal cerchio di consuetudine, dagli schemi sociali.24 E anche nel caso di Alex questa uscita è in un certo senso inaspettata: l’incontro con persone sbagliate e le continue esperienze fuorvianti determinano un deciso mutamento della sua condotta di vita con un abbandono degli schemi e della mentalità medio borghesi che avevano caratterizzato la sua formazione culturale e comportamentale fino a quel momento. È dunque possibile affermare che il libro abbia un titolo descrittivo che porta, però, anche elementi simbolico-metaforici (che emergono solo dopo una lettura approfondita del testo): possiamo classificarlo perciò come titolo descrittivo-simbolico. Per quanto riguarda la traduzione del titolo non ci si trova di fronte a seri problemi di trasposizione in lingua ceca. La difficoltà maggiore potrebbe essere costituita dalla traduzione della preposizione dal: la preposizione equivalente od, invece della preposizione z(e), potrebbe confondere il lettore ceco. Come già notato, il titolo del libro non è legato solo al fatto che John Frusciante ha abbandonato il gruppo (musicale). In questo caso, in ceco troviamo un equivalente quasi perfetto, skupina, con cui si designa un qualsiasi gruppo di persone (una banda, classe specifica

24

Jack Fruscinate è uscito dal gruppo (URL=http://it.wikipedia.org/wiki/Jack_Frusciante_%C3%A8_uscito_dal_gruppo_(romanzo). 17.11.2012.

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di persone, ecc.). Dato che si ritiene opportuno mantenere l’idea generale del termine, inteso non solo come “formazione musicale” o “banda”, ma anche come “squadra” o “classe specifica”, bisogna essere attenti nella scelta della preposizione in ceco.. Infatti, traducendo il sintagma dal gruppo in ceco come od skupiny, cioè usando la preposizione od, si arriva a un significato più ristretto del gruppo inteso come “formazione musicale”, mentre con la preoposizione z(e) si conserva il significato generale, pertanto la traduzione più appropriata risulta Jack Frusciante odešel ze skupiny.

5.3. Il piano stilistico

Per creare una traduzione perfetta non basta solo prestare attenzione al piano lessicale e trovare gli equivalenti più appropriati, ma è opportuno curare anche curare l’aspetto stilistico che è uno degli elementi fondamentali che determinano, per così dire, il tono del testo. Pur trascurando momentaneamente l’elemento geografico e cronologico di ambientazione della vicenda, bisogna considerare, se si vuole essere fedeli al testo di partenza anche sotto il profilo stilistico, visto che i protagonisti sono ragazzi adolescenti e, pertanto, la lingua con cui si esprimono può essere etichettata come “giovanile”. Rispettare il piano stilistico e riprodurlo fedelmente sono tra gli ostacoli più grandi del traduttore.

Componenti del linguaggio giovanile I registri linguistici costituiscono quelle varietà della lingua il cui impiego dipende dal tipo di occasione sociale nella quale si svolge una comunicazione e dal tipo di rapporto psicologico e sociologico sussistente tra il mittente e il destinatario. All’interno di uno stesso codice linguistico (per esempio la lingua italiana, la lingua ceca o qualsiasi altra lingua), si possono riscontrare diversi registri che vengono usati in occasioni differenti. A seconda del registro adottato la lingua si presenta in forme diverse, con delle variazioni sotto il profilo morfologico, sintattico e lessicale. Generalmente si individuano 7 registri principali (elencati in ordine decrescente, dal più formale al meno formale): aulico (o ricercato), colto, formale (o ufficiale), medio, informale, popolare e familiare.

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Dai registri si ottengono i cosiddetti stili di discorso ed è apparentemente complicato stabilire confini netti fra registri, varietà geografiche (regionalismi) e varietà sociali.25 La lingua giovanile, secondo Carla Marcato, è una mistione dei seguenti elementi: a.) una base di italiano colloquiale, informale, scherzoso; b.) uno strato dialettale; c.) uno strato gergale “tradizionale”; d.) uno strato gergale “innovante” (spesso effimero); e.) uno strato proveniente dalla lingua della pubblicità e dei mass media; f.) uno strato costituito da inserti di lingue straniere (soprattutto dall’inglese e, in misura minore, anche dallo spagnolo).

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Il registro che più si avvicina al linguaggio giovanile è l’italiano colloquiale: ciò è dovuto al fatto che l’interazione tra persone giovani avviene, in genere, attraverso il parlato informale. Tutti i registri usati in Jack Frusciante è uscito dal gruppo, cioè perlopiù quello colloquiale, familiare e gergale, non a caso, sono sempre più legati alla lingua parlata.27 In realtà i confini tra registri non sono sempre chiari e il loro uso oscilla, comunque, tra almeno due di essi. Sarebbe molto strano e sorprendente, infatti, se dei ragazzi post-adolescenti parlassero formalmente o in modo colto e aulico. Il registro colloquiale, familiare e gergale è assolutamente adatto al tono del romanzo. Tra i segni più marcanti caratteristici dei registri “bassi” possiamo includere i nessi di causalità. 28 Tra gli indicatori che introducono un argomento di valore causale prevalgono le forme del perché, alcune volte situate in posizione iniziale, specialmente quando le giustificazioni che esse introducono sono collegate a enunciati precedenti: (1) Perché lei ha un altro passato, un altro alfabeto, altre rime la fanno sorridere. (2) Ché soffrono anche in Af-frica, quei poveri bambini.

25

M. DARDANO, P. TRIFONE, La nuova grammatica della lingua italiana, Zanichelli Editore S.p.A, Bologna 1997, p. 77. 26 C. MARCATO, In para totale... una cosa da panico...sulla lingua dei giovani in italia, in “Italica”, 74, num 4 1997, p. 564. 27 Ibidem. 28 A. COMODI, Tratti lessicali e morfosintattici del parlar giovane in ”Jack Frusciante è uscito dal gruppo”di Enrico Brizzi, Guerra Edizioni, Perugia 1998, p.14.

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Possono poi essere annoverati tra i segnali peculiari dei registri meno formali i nessi conclusivi; 29 frequenti sono le occorrenze di comunque, seguite dalle attestazioni meno numerose di insomma e quindi (più raramente vengono impiegati i connettivi così e dunque). Questi nessi si incontrano quasi esclusivamente all’inizio o alla fine della frase. Quando presenti in posizione iniziale riprendono e marcano una conclusione già lasciata sottintesa o un’opinione espressa in seconda posizione:

(3) Comunque aveva provato a cercare Martino. (4) Insomma, c’era questa aria molto da tana.

Sono interessanti le varie locuzioni o gli indicatori che introducono un argomento o un dato e che si definiscono come indicatori introduttivi di argomento.30 Da notare è la presenza di okay, usato da solo o seguito dal resto della frase. Rilevante è anche l’uso del cioè e ecco, che viene impiegato per introdurre un argomento, per mostrare il pensiero del parlante senza necessariamente chiarire quanto detto precedentemente.

(5) Okay, sto malissimo, ma in modo diverso dal solito...

(6) Ecco, so solo che mi mancherebbero un sacco di cose di lei. (7) Cioè, uno degli ultimi fini è questa cavolo di serenità martoriata. Il tutto è narrato e descritto con una morfosintassi non particolarmente articolata dal punto di vista connettivale. Si nota, ad esempio, l’assenza dei connettivi: in numerosi casi le frasi sono poste in giustapposizione31 e il ruolo del connettivo viene assolto dalla punteggiatura. La presenza di frasi brevi costituisce, appunto, una caratteristica propria del gergo giovanile e ben esprime la cadenza del discorso parlato, che è molto più vivace e veloce rispetto alla lingua scritta, che si avvale di periodi stilisticamente meglio strutturati. (7) Ma devo saperne di più. Capirne meglio.

29

Ivi, p. 17. Ivi, p. 19. 31 Ivi, p. 21. 30

41

(8) Uh. Gli andava. Gli andava eccome. Tuttavia, sono presenti anche periodi un po’ più complessi e articolati, anche di difficile comprensione, che, comunque, si avvalgono raramente della ipotassi e più frequentemente della paratassi, realizzata sia tramite congiunzioni copulative (come e) sia tramite asindeto, con un effetto ben evidente di accumulazione. Ciò risulta chiaro dal seguente periodo in cui la comprensione del testo è complicata a causa del lungo inciso presente (il silenzio… alle gambe): (9) Ogni tanto entrava qualche altro fughinare coi libri e il casco, i tipi al banco servivano i caffè e confabulavano coi clienti adulti, e poi era stato Rinaldi a graffiare per primo lo strano silenzio che s’era impossessato del loro tavolo d’angolo – il silenzio, e quell’altro sentimento che stava arrivando su tutti e tre e non era esattamente nostalgia per quaranta minuti prima, quand’erano ciascuno nel proprio letto, coi poster e le foto appese dietro la testa e le coperte aggrovigliate alle gambe – ma faceva diventare un po’ tristi lo stesso e bisognava proprio sputarlo via. Tra i fenomeni di tematizzazione propri del parlato è utilizzata con particolare frequenza la posposizione del soggetto: il soggetto della frase anziché trovarsi prima del predicato viene messo dopo. Il fenomeno della posposizione in italiano va a modificare l’ordine consueto soggetto-predicato (ed altri complementi), arrivando all’ordine predicato-soggetto (ed eventuali complementi), con un esito, dunque, poco conforme alla norma. Nella traduzione in ceco questi fenomeni risulterebbero ancora più impropri, pertanto si è preferito seguire l’ordine grammaticale soggetto-predicato-complemento.

(10a) Si era spinto fino in fondo al bagno, Martino, camminando radente agli orinali. : (10b) Martino se těsně protáhl kolem pisoáru a namířil si to na konec koupelny.

(11a) Aveva due anni più di Alex, Martino. : (11b) Martino byl o dva roky starší než Alex.

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Anche se il linguaggio è prevalentemente ascrivibile a un registro familiare, colloquiale e gergale, non è esclusa la presenza di un lessico più formale in determinate circostanze. Significativo a questo proposito è l’uso del nesso di causalità rappresentato dalla congiunzione poiché, una forma più ricercata del sinonimo perché, prediletto, invece, nella lingua parlata. Si può notare che la congiunzione poiché viene usata dai giovani, soprattutto in contesto scolastico, nel momento in cui gli studenti stessi cercano di giustificare certi loro atteggiamenti (per esempio le assenze scolastiche), come se all’adozione di un registro più colto corrisponda la possibilità di risultare maggiormente credibili nei confronti dell’insegnante. La congiunzione poiché e un linguaggio più ricercato sono impiegati dagli studenti anche per prendersi gioco degli insegnanti, quasi scimmiottando il loro modo di parlare, che, in effetti, adotta un registro stilistico più formale rispetto a quello usato dai giovani. Il connettivo poiché si può trovare sia all’inizio che al centro di una frase, ma nel romanzo compare molto più frequentemente in posizione interna:32 (12a) Ieri, purtroppo, non è possibile, poiché noi della famiglia s’era tutti a Parma. : (12b) Včera? To bohužel není možné, jelikož my všichni z rodiny jsme byli v Parmě na pohřbu mého strýce. Si può notare che il mutamento del registro, verso una maggior formalità, è frequente nelle parti descrittive, soprattutto in quelle che riguardano Aidi, la ragazza di cui Alex è innamorato, o in quelle che riguardano oggetti che attirano l’attenzione e la curiosità del protagonista: (13a) Perché lei ha un altro passato, un altro alfabeto, altre rime la fanno sorridere. :

(13b) Protože ona má jinou minulost, jinou abecedu, a rozesmějí ji jiné vtipy.

(14a) Né troppo conica, né troppo sottile, di poco più lunga di una paglia normale, appariva sotto innumerevoli profili una specie di fiabesco sigaro marocchino. :

(14b) Ani příliš kónický, ani příliš tenký, jen o něco delší než normální cigareta a z bezpočtem úhlů se jevil jako nějaký druh báječného jarního závitku. 32

Ivi, p. 15.

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I monologhi interiori e i dialoghi sono invece caratterizzati dal registro familiare e gergale e in essi spesso compaiono parole volgari o rafforzativi: (15a) «Capo, non mi va.» La voce gli era uscita benino. Non sembrava una specie di matto, voglio dire. A quel punto Martino avrebbe potuto dire: «Ma cosa sei, scemo? Ehi, non è mica sabbione schifoso!...» : (15b) „Kámo, nechce se mi.“ Hlas mu zněl jakž takž. Myslím tím, že nezněl jak nějaký cvok. V tomto bodě by mu Martino býval mohl říci „Co blázníš, přeskočilo ti?“ „Tohle není žádnej levnej šmejd!...“

(16a) «Ciao, vecchio», l’aveva apostrofato il vecchio Alex. «Ehi», aveva fatto Rinaldi. «Ma cosa sei, in anticipo oggi?». […] «E allora», l’aveva apostrofato Rinaldi. «Che cavolo di materie c’hai, stamattina?». […] «Storia, il cazzo di compito di fisica... » «Ascolta», aveva detto poi. «Senti, ti andrebbe di fare fuga? Guarda, non so veramente che altro cavolo fare». :

(16b) „Ahoj starouši,” oslovil jej starouš Alex. „No ne,“ divil se Rinaldi. „Ty seš tady snad dnes dřív?“ […] „No tak,“ opáčil Rinaldi. „Co máš dnes ráno sakra za předměty?“ […]„Dějepis, zasranou písemku z fyziky...“ „Hele,“ řekl pak. „Co ty na to, nechtělo by se ti ulejt? Podívej, fakt sakra nevím, co jinak dělat.“

44

5.4. Il piano lessicale

Due sono le principali peculiarità della lingua giovanile: da un lato l’estrema mutevolezza del gergo, determinata dalla rapida creazione di neologismi e modi di dire destinati perlopiù a una breve esistenza, e dall’altro la facoltà di essere influenzato dal linguaggio tecnico di svariati ambiti e settori (dalla politica allo sport, alla moda, alla pubblicità, all’economia). Tale linguaggio non è però assorbito passivamente, ma, al contrario, analizzato, modificato e fatto oggetto di ironia. Il gergo giovanile, infatti, non solo gioca con le regole grammaticali – qualche volta arrivando ad abusarne, qualche volta, invece, trascurandole – ma addirittura le stravolge a suo piacere.33 In questa sezione si concentrerà l’attenzione sul piano lessicale, sulla comparazione delle differenze dal punto di vista denotativo e connotativo tra un termine della lingua di partenza e quello della lingua d’arrivo, con particolare attenzione anche ai rapporti tra i vari elementi e ai collegamenti tra le parole e il contesto di riferimento. La traduzione si può definire come una lunga corsa fino al raggiungimento del traguardo finale, costituito dai termini appropriati, cioè dagli opportuni equivalenti che trasmettono lo stesso senso, la stessa sensazione, lo stesso significato o la stessa emozione. Pertanto, meno differenti sono tra loro la lingua di partenza e quella d’arrivo, più semplice sarà l’attività di traduzione. Tradurre dal ceco allo slovacco, o viceversa, non presenta quasi alcun problema in virtù del fatto che le due lingue condividono un sistema lessicale e morfosintattico pressoché identico. In questo caso, infatti, due interlocutori non avrebbero problemi di reciproca intelligibilità, anche prescindendo dalla traduzione, che crea, però, un contesto ottimale per la comunicazione. Dal momento che, però, la lingua italiana e quella ceca provengono da due sistemi linguistici completamente diversi, la traduzione diventa più complicata. Nella ricerca degli equivalenti bisogna sempre ricordare che esistono, accanto agli equivalenti lessicali, quelli sintagmatici e predicativi, dal momento che a una parola della lingua di partenza non corrisponde mai solo una singola e concreta parola della lingua di arrivo. Un equivalente perfettamente sovrapponibile spesso si ottiene solo tramite un gran numero di piccoli aggiustamenti, sostituzioni e compensazioni.

33

Ivi, p. 7.

45

Generalmente, nella ricerca di un equivalente adatto, è possibile arrivare alle seguenti soluzioni:

1.)

Nel caso in cui l’equivalente esista, può essere:

a.) úplný, absolutní, zvláště pokud jde o významovou a stilistickou platnost b.) částečný (může dojít k transpozici, ale protějšek musí mít stejnou výpovědní funkci, vyjadřovat vztah k téže situaci) c.) existuje více ekvivalentů

2.)

Nel caso in cui l’equivalente non esista:

a.) prázdnou pozici je třeba nahradit opisem, kalkem, přejatým slovem b.) nahradí se ekvivalent situace, nezná -li společnost situaci výchozího jazyka

34

5.4.1. Equivalenza assoluta

Nel caso in cui sia possibile sostituire due parole dello stesso contesto, dal punto di vista dell’esattezza significativa e stilistica, si parla di equivalenza assoluta all’interno di un codice linguistico. Un equivalente assoluto è quindi un termine che nella lingua di partenza ha lo stesso significato e la stessa funzione stilistica che ha nella lingua di arrivo o, per meglio dire, un termine della lingua di arrivo che corrisponde assolutamente al termine della lingua di partenza. L’equivalenza assoluta si realizza generalmente in presenza di parole che fanno parte del lessico base di ogni lingua, il quale secondo Knittlová porta l’aspetto antropocentrico: i nomi dei familiari, degli oggetti di uso quotidiano, delle parti di corpo, degli animali ecc.35 Nel brano di Jack Frusciante è uscito dal gruppo esaminato nella presente tesi, è possibile trovare un alto numero di equivalenti assoluti, soprattutto per quanto riguarda i sostantivi, che infatti sono gli equivalenti assoluti più frequenti:

34

Trad. it.: “1a.) Assoluto: soprattutto se parliamo dell’esattezza significativa e stilistica; 1.b.) parziale: in questo caso si può effettuare la trasposizione, ma l’omologo deve avere la stessa funzione predicativa e esprimere il rapporto nella stessa situazione; 1.c.) esistono più varianti di un equivalente, 2.a.) la posizione vuota dev’essere sostituita da un calco, da una perifrasi, da un prestito linguistico: 2.b.) l’equivalente situazionale non esiste, va sostituito con un altro” (D. KNITTLOVÁ, K teorii i praxi překladu, cit., pp. 19-20). 35 D. KNITTLOVÁ A KOLEKTIV, Překlad a překládání, Univerzita Palackého v Olomouci, Olomouc 2010, p. 40.

46

domenica : neděle, pomeriggio : odpoledne , amici : přátelé, sole : slunce, nuca : zátylek, macchina : auto, studenti : studenti, silenzio : ticho, capelli : vlasy Il secondo tipo di equivalenti assoluti è costituito dagli aggettivi, dove si possono distinguere gli aggettivi di tipo oggettivo (che sono gli aggettivi di relazione) e quelli di tipo soggettivo. Il primo gruppo (quello degli aggettivi oggettivi) include di solito gli aggettivi che hanno gli equivalenti formati nello stesso modo sia nella lingua di partenza sia nella lingua di arrivo. felice: šťatný, solito : obvyklý Il secondo gruppo è costituito dagli aggettivi di tipo soggettivo, i quali possono presentare un piccolo spostamento a livello sintattico. Per esempio, nel sintagma nominale sera di domenica, il complemento di specificazione di domenica nella lingua ceca non corrisponde alla stessa struttura sintattica della lingua italiana, e cioè preposizione + sostantivo, ma diventa un aggettivo semplice, o eventualmente un sostantivo, come accade nella traduzione del sintagma il quadrante dell’orologio che viene riportata qui sotto: la sera di domenica : nedělní večer, il quadrante dell´orologio : ciferník hodinek

Numerosi sono gli equivalenti assoluti anche tra i pronomi, i numerali, le congiunzioni: sette : sedm, nostro : náš, e : a, ma : ale La situazione comincia a complicarsi quando si passa all’analisi dei verbi. Brevemente, si può affermare che i verbi che rappresentano equivalenti assoluti sono quelli che sono legati all’uomo o ai processi quotidiani che si riferiscono a lui. Si tratta di verbi che esprimono gli stati d’animo, i loro cambiamenti, i processi mentali ecc. bere : pít, abbracciare : obejmout, dire : říct, essere : být, sentirsi : cítit se, avere : mít La maggior parte dei verbi, però, non rientra in questa categoria ed è caratterizzata dalla presenza di molteplici possibilità di traduzione: si parla, in questo caso, di equivalenza parziale. 47

Nelle situazioni di equivalenza parziale (che, è bene specificarlo, non riguardano solo i verbi) la scelta finale del termine più adatto dipende sempre dall’intuizione e dalla sensibilità del traduttore. Come caso esemplificativo si può considerare il verbo stare, uno dei verbi più frequenti in italiano, grazie alla sua capacità di variare e assumere significati diversi in base ad altri componenti della frase. Il verbo polisemico in questo caso acquisisce valore monosemico: stare, stare a dovere, stare a dozzina, stare a letto, stare a pennello, stare a pensione da, stare a petto con, stare a pigione, stare giusto, stare fermo, stare in affitto, stare in riga, stare insieme, stare sospeso, stare sull’intesa, stare sul grave, stare in agguato ecc. I sintagmi sopraccitati di solito vengono tradotti in ceco con la struttura sintattica del verbo ausiliare essere (být), cui viene aggiunto un secondo elemento, che può essere rappresentato da un avverbio, da un sostantivo, da un verbo ecc. Siccome la lingua ceca è una lingua flessiva e verbale, offre al traduttore la possibilità di scegliere da un lessico ricchissimo.36

36

Ivi, pp. 40-41.

48

5.4.2. Equivalenza parziale

Trovare l’equivalenza assoluta nella maggior parte del testo oggetto di traduzione si potrebbe definire come il sogno del traduttore. L’equivalenza parziale, però, è spesso la realtà prevalente con cui si trova a che fare chi voglia tradurre dalla lingua ceca a quella italiana, e viceversa, vista l’appartenenza di questi idiomi a due sistemi linguistici diversi. Una traduzione che solo in poche occasioni può avvalersi dell’equivalenza assoluta è sicuramente la più ostica e difficile, ma anche la più interessante e divertente perché stimola la continua ricerca di termini più appropriati. Nelle circostanze di equivalenza parziale la non corrispondenza riguarda le differenze formali, connotative, denotative o le loro combinazioni: di solito, infatti, l’equivalenza parziale coinvolge più aspetti linguistici e non uno solo. Esistono vari sottogruppi delle categorie appena nominate che analizzeremo nei seguenti capitoli.

5.4.2.1. Le differenze formali

La maggior parte delle differenze formali nasce dal fatto che, pur appartenendo sia il ceco che l’italiano alla categoria delle lingue flessive, essi presentano delle differenze: l’italiano mostra i tratti della sinteticità, il ceco invece della fusione; l’italiano usa la desinenza per comunicare un concetto grammaticale, mentre il ceco sfrutta un sistema di declinazione delle parole, la quale già dalla propria natura suggerisce le possibili complicazioni nel piano della traduzione. Le differenze tra le due lingue si mostrano soprattutto nei casi di confronto tra espressioni monorematiche ed espressioni polirematiche,37 cioè nelle situazioni, in cui la lingua di arrivo utilizza un’espressione monorematica per designare lo stesso concetto che nella lingua di partenza (nel nostro caso l'italiano) viene espresso con due o più parole: fare sport : sportovat, cento volte : stokrát, dare il via: rozjet se, scambiare due chiacchere : poklábosit si, crescita della barba : oholení, punto di vista: strana

37

D. KNITTLOVÁ, K teorii i praxi překladu, cit., p. 36.

49

La tendenza all’espressione monorematica è però presente anche nella lingua italiana. Pertanto nel processo di traduzione della presente opera si trovano anche tanti termini che in italiano sono monorematici, mentre in ceco sono espressi tramite parole polirematiche: sediata : pecka židlí, bottigliata : rána lahví, rasoio : holící strojek, benino : jakž takž, l’ineccepibile : TenJemužSeNedáOdporovat, sbagliare : udělat chybu

5.4.2.2. Le differenze denotative del significato

Un altro livello importante da esaminare è il piano denotativo del testo. Le differenze denotative tra il testo di partenza e il testo di arrivo sono molto legate al discorso sui cambiamenti formali, soprattutto all’aggiunta o all’ommissione dell’informazione. Quando viene aggiunta, a un lessema del testo di partenza, un’informazione, si parla di specificazione.38 In caso opposto, quando cioè viene omessa una parte dell’informazione del testo di partenza, si parla di generalizzazione.39 Nei casi in cui non è possibile reperire un equivalente assoluto ci si trova costretti a operare una sostituzione del lessema nel testo di partenza, spesso attraverso il ricorso a un iponimo, cioè un termine di significato più specifico, rispetto a un altro di significato più generale che si definisce, invece, iperonimo. In altri termini, se durante il processo di traduzione si fa ricorso a un iponimo, si specifica meglio la parola di partenza, invece, se ci si avvale di un iperonimo, si sceglie di generalizzare il termine di partenza.40

La specificazione tocca soprattutto i verbi e i sostantivi e spesso aggiunge al lessema una sorta di componente emotiva del traduttore: tavolone : obrovský stůl, sapere : zajímat se, andare in giro : producírovat se, transumare : odporoučet se, offertina : milodareček, bottigliata : rána lahví, trascinarlo : stáhnout, gemelli : párek dvojčat

38

Ivi, p. 41. Ivi, p. 53. 40 Ivi, pp. 41-42. 39

50

Abbastanza diffusa è anche la generalizzazione che di solito riguarda in misura maggiore i sostantivi. Di solito questa è legata ad un certo tipo o genere dell’oggetto nominato nella lingua di partenza, che non trova corrispondenza nei vocaboli della lingua di arrivo. jollinvicta : školní batoh (p. 14), ceres : zelené pivo (p. 11), crostatina del mulino bianco : koláček (p. 15), postazione : lavice (p. 15).

5.4.2.3. Le differenze connotative del significato

Aby účinek textu zůstal nezměněn, je vystižení správné konotace stejně důležité jako převedení správně pochopených denotačních složek […] dnes se vesměs dává přednost překladu funkčnímu před filologickým.

41

Le differenze connotative che intervengono tra la lingua di partenza (l’italiano in questo caso) e la lingua d’arrivo (il ceco) costituiscono degli ostacoli notevoli da superare durante la traduzione. Peraltro le differenze connotative si riscontrano non solo nel passaggio da una lingua all’altra, ma anche tra due persone che condividono lo stesso sistema linguistico. Gli elementi linguistici emozionalmente valutativi usati dal traduttore riflettono dunque la sua propria sensibilità, visto che ogni uomo è sempre influenzato (spesso in maniera diversa da un altro individuo) dall’ambiente, dalla società in cui vive, dallo stato d’animo in cui si trova, cosicché anche la valutazione del testo risulta, almeno in parte, soggettiva. Una volta completata la ricerca dei significati denotativi opportuni il traduttore deve preoccuparsi della trasposizione degli elementi sul livello connotativo. Si può affermare che il testo ha un suo livello connotativo neutro: usando elementi connotativamente inferiori a questo livello neutro, la lingua subisce un “abbassamento” stilistico, invece, usando elementi connotativamente elevati, la lingua giova di un “innalzamento” stilistico. È possibile innalzare il livello stilistico avvalendosi di arcaismi, neologismi o poeticismi:

(20a) […] sono inutili, andranno persi, lacrime nella pioggia. : (20b) […] rozplynou se jako slzy v dešti. 41

Ivi, p. 57.

51

fiabesco sigaro marocchino : báječný jarní závitek Un caso particolare è rappresentato dal gruppo dei forestierismi, 42 ovvero parole o espressioni di matrice straniera che sono adattate alle strutture fono-morfologiche della lingua, ma non sono ancora naturalizzate come prestiti linguistici. Nel nostro caso parliamo soprattutto di forestierismi provenienti dall’inglese e dal francese, ma anche dal tedesco: essi sono usati per la loro particolare sfumatura espressiva o per aumentare il prestigio di ciò che designano.43 In alcuni casi nella traduzione si è deciso di mantenere il lessema della lingua di partenza, perché così accade anche nel testo italiano:

mutter : mutter Si è deciso, invece, di tradurre o di avvicinare alla lingua ceca altre parole, come, ad esempio, il termine con cui è designato il padre autoritario; il termine originale proviene dal tedesco, ma è già stato adattato alla lingua italiana. Questo caso mostra il sottile confine tra forestierismo e prestito linguistico.

Cancelliere : Velitel Bisogna tener presente il fatto che l’italiano e il ceco provengono da due famiglie linguistiche diverse e hanno un rango differente di lingue simili intorno a sé: un ceco capisce uno slovacco ed è capace di intuire la lingua polacca, ma può capire solo leggermente un italiano e un francese. Dato che senza la piena conoscenza del francese (e anche dell’inglese), solo difficilmente il lettore ceco potrebbe intuire il significato di certi termini francesi presenti nel testo, si è ritenuto opportuno tradurli: per épater la bourgeoisie : aby ohromil ty měšťáky, débâcle : debakl

42

A. COMODI, Tratti lessicali e morfosintattici del parlar giovane in ”Jack Frusciante è uscito dal gruppo”di Enrico Brizzi, cit., p. 23. 43 Forestierismo in Enciclopedia dell’Italiano Treccani (URL=http://www.treccani.it/enciclopedia/forestierismi). 20.3.2013.

52

Per lo stesso motivo abbiamo trovato più opportuno tradurre in ceco anche l’espressione inglese strong nel passo seguente:

(21a) […] sabati sera molto più strong. : (21b) […] být o sobotních večerech sjetý až na kaši. Più frequenti dei termini che innalzano il livello stilistico della lingua sono però i termini che, piuttosto, ne abbassano il livello espressivo, come, ad esempio, i regionalismi, gergalismi, i colloquialismi o i familiarismi ecc. inquadrata nel mucchio : sešikovaná v chumlu, osteria : hospoda, collega carlotta : poběhlická kamarádka, classico fighetto : klasický floutek, sabbione schifoso : levnej šmejd, Serata Etilica E Stai a Dormire Da Me : Pěkně Se Ožerem a Pak Přespíš U Mě, mossa da geppetto : připitomělý pohyb, fatturioni : namachrovanci, caravaggione : sto tisíc lir Si nota che spesso l’autore usa la lettera k – in conformità con le consuetudini di scrittura dei giovani – estranea all’alfabeto italiano, in sostituzione della lettera c, in tono dispregiativo verso la società alto borghese, abbassando così lo stile narrativo. 44 Rendere questo effetto nella traduzione è difficile (se non impossibile), poiché la lettera k appartiene al sistema graficofonetico della lingua ceca e in qualche caso compare negli equivalenti scelti per la traduzione: Kollezione Kompleta dei Piatti Blu di Danimarca : Kompletní Kolekce Modrotiskových Talířů z Dánska, kazzo di sorrisini : přiblble se usmívaly

Si trovano impiegati anche dei neologismi con i quali Brizzi spesso gioca, arrivando ad inventare un logogrifo di una nuova categoria sociale: amici massonimprenditorialrot-taryani : zednářskopodnikatelsko-rotariánští přátelé (p. 10).

44

A. COMODI, Tratti lessicali e morfosintattici del parlar giovane in ”Jack Frusciante è uscito dal gruppo”di Enrico Brizzi, cit., p. 24.

53

Uno dei tabù più grandi del traduttore è la presenza di turpiloquio nel testo: volgarismi e bestemmie soprattutto. Di solito il traduttore cerca di ometterli o di adottare un linguaggio più neutro, meno marcato in senso volgare, ma nel caso della presente traduzione non sembra il caso di eclissarli: il romanzo non solo vede tra i suoi protagonisti un gruppo di persone per le quali sarebbe difficile immaginare di usare un linguaggio privo di turpiloquio, ma è anche destinato a un pubblico analogo:

cazzo : sakra, prendere a calci nel culo : nakopat do prdele, padri rot-taryani di merda : debilní rotariánští papínkové, il cazzo di compito di fisica : zasraná písemka z fyziky, Faccia di Merda Liberale : Liberální Pitomec, stronzo : blbeček Possiamo dire che in modo simile si comportano i rafforzativi, 45 molto frequenti nel testo, tra cui spicca in modo particolare la parola desemantizzata cavolo: quella cavolo di circostanza : zatracená vnitřní rovnováha (p.6), in quella cavolo di pubblicità : v té zatracené reklamě (22a) […] per strappare una qualche cavolo di serenità […] :

(22b) […] abych urval zatracený klid v duši […]

Tra i portatori di significato connotativo includiamo anche gli intensificatori che vengono spesso usati nella lingua parlata e che si caratterizzano per un certo livello di espressività che può portare sia tratti emozionali negativi che positivi.46 In italiano molto frequentemente viene usato il superlativo assoluto, che in ceco può essere opportunamente tradotto tramite gli intensificatori. Nel seguente esempio l’intensificatore è rappresentato da un avverbio negativo che mantiene la sua qualità denotativa:

45 46

Ibidem. D. KNITTLOVÁ, K teorii i praxi překladu, cit., p. 65.

54

(23a) Okay, sto malissimo, ma in modo diverso dal solito... : (23b) Oukej, je mi příšerně, ale jinak než obvykle.... In questo secondo caso, invece, l’avverbio intensificativo perde il suo senso denotativo:

(24a) […] e ti voglio tantissimo bene ma ho paura di dare.

: (24b) […] a mám tě hrozně moc ráda, ale mám strach dávat.

Notiamo anche degli avverbi intensificatori positivi legati a un aggettivo che originariamente porta un senso negativo: (25a) […] perché sto pure male. : (25b) […], protože je mi pěkně zle. In alcuni casi, invece, non c’è stato alcun problema a tradurre l’intensificatore italiano con un equivalente assoluto ceco:

(26a) […] ho provato la sensazione orribile […] : (26b) […] přepadl mě hrozný pocit […]

55

5.4.2.4. Le differenze pragmatiche

Per superare gli “ostacoli” traduttivi determinati dall’impossibilità di adottare l’equivalenza assoluta laddove intervengano delle differenze situazionali e culturali significative tra il contesto del testo di partenza e di quello d’arrivo si deve, secondo Vázquez-Ayora, far ricorso alla esplicitazione,47 che aggiunge a un lessema un concetto più esatto, in questo caso si tratta di una tecnica che prevede l’aggiunta di sostantivi con significato più generico o di altri elementi per meglio adattare il testo al nuovo contesto. Nel nostro brano, infatti, si nota la presenza di termini ben noti ai destinatari del testo di partenza (i giovani italiani, o gli italiani in generale), che potrebbero però essere meno chiari al lettore ceco: ciò accade soprattutto con i nomi dei partititi o movimenti politici, delle istituzioni, dei membri delle organizzazioni letterarie o storiche, i nomi di alcune marche di abbigliamento e così via. In questi casi è evidente la necessità di fare ricorso alla pratica dell’esplicazione, così da agevolare il lettore ceco nella comprensione del testo.

A titolo esemplificativo si riporta il termine mandarina duck, la marca di borse e accessori probabilmente non così nota al lettore ceco: (17a) Il vecchio Alex s’era seduto sulla ringhiera del portico, defilato dal fiume di jollinvicta e mandarina duck che ribolliva impetuoso : (17b)Starouš Alex si sedl na zábradlí balustrády, v zákrytu za školními batohy a kabelkami značky Mandarina Duck, a divoce to v něm vřelo. Un altro esempio significativo in merito è rappresentato dal nome proprio l’Arcana, per il quale, nella traduzione, si cerca di specificare che si tratta di una casa editrice. Un ostacolo maggiore si riscontra al momento della traduzione dei titoli di alcune opere letterarie citate. In questi casi bisogna servirsi del titolo con cui l’opera è conosciuta nell’ambiente culturale della lingua d’arrivo o ricorrere all’aggiunta di un’esplicazione per evitare dubbi e possibilità di equivoci, come risulta evidente dagli esempi seguenti:

47

D. KNITTLOVÁ A KOLEKTIV, cit., p. 20.

56

(18a) […] Fratelli Karamazov, un Quarantanove racconti, un paio di cose dell’Arcana sui Pink Floyd e un dizionario d’inglese nuovo di fabbrica. : (18b) […] Bratři Karamazovi, Hemingwayovy Povídky, pár věcí z vydavatelství

Arcana o Pink Floydech a fungl nový anglický slovník. In qualche caso, quando l’autore allude a personaggi protagonisti di alcune opere letterarie italiane, ci si trova costretti a creare alcune esplicazioni, specie laddove il personaggio citato porti con sé delle valenze metaforiche, evidenti al lettore italiano, ma forse non colte dal lettore ceco. Ad esempio, nel passo seguente, si fa riferimento a Pinocchio, protagonista omonimo del racconto di Collodi, il cui nome nel contesto italiano viene usato per identificare una persona che racconta frottole e dice bugie. Si è ritenuto opportuno rendere evidente in ceco questo concetto: omettendo questa esplicazione non sarebbe stato possibile cogliere pienamente il significato metaforico insito nel testo italiano.

(19a) […] i pinocchi di piombo delle organizzazioni di partito. : (19b) […] ty cínové panáky z partajních organizací, prolhané jak Pinocchio. Uno dei princìpi più importanti della traduzione secondo Knittlová è infatti la conoscenza del testo da tradurre in relazione al tempo e allo spazio di collocazione della vicenda.48 Il testo tradotto dovrebbe soprattutto garantire un buon livello di leggibilità nella lingua d’arrivo. A questo punto entra in gioco il sesto senso del traduttore che deve riflettere sui termini e sulle frasi che possono sembrare anche intraducibili a prima vista. Le differenze culturali, sociali, etniche e anche quelle relative all’ età qui diventano immensamente significative e il traduttore deve avere dimestichezza sia con la lingua di partenza che con quella d’arrivo, deve essere perfettamente capace di “sentirsi” in tutte e due le lingue. Sono già stati esaminati gli espedienti utili nel processo di traduzione: esplicazione, generalizzazione, specificazione ecc. Spesso, tuttavia, non basta aggiungere o omettere una sola parola, non basta usare un equivalente assoluto o parziale; in qualche caso c’è bisogno di ripensare una sola frase dieci, venti volte per poi tradurla in modo assolutamente diverso da come risulta nella lingua di partenza: ciò accade

48

D. KNITTLOVÁ, K teorii i praxi překladu, cit., p. 30-31.

57

soprattutto in presenza di fraseologismi o di modi di dire che mettono a dura prova la resistenza del traduttore. I fraseologismi sono modi di dire, originariamente composti di più parole, la comprensione delle quali non porta all’immediata intelligibilità globale dell’espressione giocata su un significato metaforico che deve essere noto al traduttore se vuole rendere in maniera appropriata quell’espressione nella lingua d’arrivo. La cosa più importante è riconoscere questi fraseologismi nel testo: alcuni, infatti, sono immediatamente riconoscibili perché vengono usati molto frequentemente, altri sono più difficili da individuare. Per tradurre opportunamente un fraseologismo, essere in possesso di un vocabolario perfetto nella maggior parte dei casi appare inutile. Ottenere una perfetta traduzione del fraseologismo trasformandolo nella lingua d’arrivo in modo tale che diventi naturale e leggibile, sembra spesso una cosa impossibile, anche perché il senso metaforico che si sovrappone alla lettera del testo di solito aggiunge una dimensione scherzosa e ironica. Pochi sono i casi in cui in due culture diverse un fraseologismo è giocato sulla medesima metafora. Jack Frusciante è uscito dal gruppo mostra un ampio ventaglio di fraseologismi, di cui i personaggi quasi abusano.

Per quanto riguarda la traduzione dei fraseologismi si possono trovare le seguenti soluzioni: 1. un fraseologismo è basato sulla medesima metafora, allora il traduttore può avvalersi di un’equivalenza pressoché totale 2. il traduttore opta per un fraseologismo diverso, basato su una metafora diversa, che però, secondo il traduttore, convoglia lo stesso tipo di significato contestuale 3. il traduttore opta per la traduzione non fraseologica di un fraseologismo. Questa scelta è preferita quando si pone come dominante dell’atto traduttivo il significato denotativo del fraseologismo, e si è disposti invece a scendere a compromessi per quanto riguarda l’aspetto del colorito espressivo, delle sfumature di significato, della connotazione e della forma aforistica.

49

La prima soluzione è pertanto quella più semplice ed è possibile tradurre senza problemi il fraseologismo che coincide sia nella forma che significato:

49

Fraseologismo in Logos (URL= http://courses.logos.it/IT/4_15.html). 2.4.2013.

58

(27a) prendere a calci nel culo : (27b) nakopat do prdele

(28a) non aveva studiato un emerito : (28b) se nenaučil ani ň

Il secondo tipo prevede che la forma cambi, ma il concetto significativo rimanga inalterato:

(29a) avevano scambiato due parole : (29b) prohodili pár slov

(30a) […] era, in quanto tale, alla pesa pubblica : (30b) […] byl jako takový horkým zbožím

(31a) […] che al nostro gli era scesa la catena : (31b) […], že je náš milý v pořádné depce

(32a) navigava in giri molto più tranquilli : (32b) se pohyboval v mnohem klidnějších vodách

(33a) i cazzi di sette e mezzo in latino : (33b) a pitomá čtyřka z latiny

59

(34a) la fede va vissuta fianco a fianco coi poveri : (34b) víra má jít ruku v ruce s chudými

(35a) in gran parte delle foto, anzi, Martino la faceva da leone : (35b) na většině fotek vévodil Martino

Il terzo tipo di fraseologismi sono invece molto problematici sia da comprendere che da tradurre.

Se il seguente esempio risulta comprensibile al lettore italiano, invece, per un lettore ceco privo di una buona conoscenza del paese risulterebbe difficile capire che romagnoli sono le persone provenienti dalla regione Emilia-Romagna e in poi, ho quindi sostituito il toponimo di regione con il toponimo della concreta città, probabilmente conosciuta dal lettore ceco, che, anche “suona” meglio al lettore ceco. Nella seguente frase in più c’è un’ulteriore difficoltà di traduzione in cui il via bussando è corrispettivo del più comune via andando, che significa “continuando a fare certa cosa”:

(36a) […] in sala giochi, tra bolognesi e romagnoli in discoteca e via bussando. : (36b) […] v herně, mezi boloňany a lidmi z Ravenny na diskotéce, a tak bychom mohli vyjmenovávat všemožné další bitky. La cosa peggiore che può accadere a un traduttore è il dover affrontare la trasposizione di un’espressione che nemmeno il parlante della lingua originaria capisce appieno. Ciò è accaduto con due metafore d’autore, che sono state le più difficili da tradurre in tutto il testo. Con l’espressione che le amiche di Aidi fossero “in assorbente esterno” l’autore probabilmente intendeva dire, in tono ironico e dispregiativo, che la circondavano come una sorta di un assorbente esterno, facendole da guardia e proteggendola dai pericoli esterni. Un’altra ipotesi circa il significato di quest’espressione riguarda la possibilità che le amiche fossero tutte 60

vestite uguali, come se la moda le avesse portate a vestirsi in maniera identica, senza volontà di distinguersi dalla massa. L’assorbente igienico è una cosa uguale per tutte le donne che qui diventa sinonimo di modo di vestire assolutamente identico. Da queste due opzioni abbiamo scelto la prima, traducendo il passo nel seguente modo:

(37a) […] passandomi via di fianco con le sue amichette in assorbente esterno. : (37b) […], když kolem mě procházela s gardou svých kámošek.

Nel caso dell’altro esempio, i camicioni flower power sono le camicie hippies a fiori e i pantaloni a zampa di elefante sono i classici pantaloni degli hippies degli anni Settanta, molto larghi in basso, che ricordano, apunto, la zampa di un elefante. Quindi il termine i più zootecnici ad essi riferito probabilmente vuol dire “più di elefante” e più discussi nel senso che i loro pantaloni erano parecchio criticati dalle persone decenti del tempo. Siccome in lingua ceca tali pantaloni vengono chiamati non a zampa di elefefante, ma do zvonu (“a campana”), nella traduzione dobbiamo cercare un riferimento diverso da quello “zootecnico”, e così ci siamo serviti di una similutudine più appropriata alle campane:

(38a) Tutta gente che non esitava a mostrarsi, apparentemente senza l’ombra d’un rimorso, con basette monumentali, camicioni flower power, dei baffi e determinati pantaloni a zampa d’elefante fra i più discussi e zootecnici del periodo. : (38b) Ti všichni, jak se zdálo, se bez skrupulí neváhali vystavovat s obrovskými kotletami, v hipísáckých květinových košilích, s kníry a v kalhotách s takovými zvony, jakoby z kostelní věže vypadly, a které ve své době vyvolávaly obrovské pohoršení.

61

5.4.3. Il sottile confine tra equivalenza assoluta e equivalenza zero

Secondo Knittlová qualsiasi parola che non abbia il suo equivalente nella lingua di arrivo appartiene alla categoria dell’equivalenza zero. 50 Anche se la differenza tra l’equivalente assoluto e l’equivalente zero può sembrare chiara, l’arte di tradurre è sempre ostacolata da tante eccezioni alle regole. Come già sappiamo, il protagonista del romanzo si chiama Alex, che sarebbe l’abbreviazione del nome Alessandro, derivato dal greco Alexandros, un nome parecchio diffuso in Italia. Il termine Alex è quindi un prestito linguistico (grecismo).51 La situazione nella lingua ceca è molto simile: il nome Alexandr – che si accorcia spesso come Saša, l´abbreviazione più comune sul territorio ceco – probabilmente proviene dalla forma domestica del nome russo Aleksandr che ugualmente sarebbe un altro prestito linguistico. Il nome può essere accorciato anche come Alex, Alek, Lexa, di cui gli ultimi due sono abbastanza rari. Queste osservazioni inducono a porsi la domanda: che tipo di equivalenza rappresentano gli antroponimi? Nel caso in cui nella lingua d’arrivo non sia possibile trovare il termine adatto si è costretti a riempire il posto vuoto tramite il prestito linguistico. Se si fosse tradotto Alex come Saša, ci si sarebbe trovati di fronte ad un equivalente assoluto (Alessandro : Alexandr, Alex : Saša). Si è però preferito lasciare il nome Alex nella sua forma originale anche nella lingua di arrivo, rispettando le regole di flessione nella lingua ceca, creando così non un equivalente assoluto, ma un equivalente zero. Se si adottasse la traduzione Alex/ Saša si avrebbe invece la nascita di un equivalente assoluto, ma nel testo situato evidentemente nell’ambiente italiano suonerebbe assolutamente tanto estraneo quanto ridicolo.

50 51

D. KNITTLOVÁ, K teorii i praxi překladu, cit., p. 33. Etimologia dei nomi in Leonardo (URL= http://cronologia.leonardo.it/nomi/nomi01.htm). 18.4.2013

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5.5. Il piano morfosintattico

Ogni lingua ha un suo peculiare sistema grammaticale che porta con sé delle regole che devono essere seguite. Da queste regole procede la formazione delle frasi, sia per quanto riguarda gli aspetti morfologici che per quelli sintattici e lessicali. Sebbene sia il ceco che l’italiano siano lingue flessive, la coniugazione e la declinazione seguono regole diverse. Per quanto riguarda la declinazione, l’italiano, che è una lingua analitica, non presenta un sistema di flessione organizzato per casi, ma, per esprimere le varie funzioni logiche, si avvale dell’apporto di un altro lessema (si tratta perlopiù di preposizioni) che si prepone alla parola declinata. La lingua italiana differisce così da quella ceca in cui, in virtù della sua natura sintetica, le varie funzioni logiche sono espresse attraverso un sistema di suffissazione che va ad applicarsi a un determinato lessema. Le regole grammaticali, cui si è brevemente accennato, devono essere sempre rispettate e, anche se il traduttore in più occasioni gioca con il testo al fine di adattarlo nel miglior modo possibile alla lingua d’arrivo, nell’ambito morfosintattico le possibilità di intervento sono limitate. La conoscenza degli aspetti normativi relativi alla morfosintassi di entrambe le lingue è un punto di partenza imprescindibile per il traduttore. Sia l’italiano che il ceco presentano degli elementi linguistici che ricorrono con particolare frequenza negli usi quotidiani della lingua, ma non sempre gli elementi linguistici più usati sono gli stessi nelle due lingue. Per esempio ciò riguarda l’impiego del participio, un modo verbale largamente usato nella lingua italiana, ma non in quella ceca. In fase di traduzione il participio, che permette in italiano la costruzione di strutture implicite, viene sostituito in ceco da un modo verbale definito e quindi da una struttura esplicita. (39a) Così, su il cappuccio della felpa, seduti a braccia conserte […] : (39b) Seděli jen tak, se založenýma rukama a s kapucí od mikiny na hlavě […] Particolarmente usato in italiano è anche il gerundio, che, per molti aspetti, è simile al participio. In ceco il modo gerundio è considerato una forma quasi arcaica, e sebbene sia usato qualche volta nei testi letterari, l’impiego nella traduzione del romanzo in questione risulterebbe del tutto inadeguato. 63

Nel seguente contesto, nella nostra traduzione, il gerundio viene pertanto sostituito da una frase coordinata: (40a) «Dev’essere la prima volta in tutto l’anno scolastico che arrivo in anticipo», s’era detto, perplesso, guardando a occhi molto aperti i mostri brufolosi con tutti quei maledetti capelli a caschetto. : (40b) “To musí být poprvé za celý školní rok, co jsem tady dřív,” řekl si rozpačitě a s očima dokořán pozoroval uhrovité zjevy s těmi účesy podle kastrólu. Tuttavia può accadere che talvolta esso sia sostituito da una frase subordinata:

(41a) Mi guarda un secondo di troppo passandomi via di fianco […] : (42b) Věnovala mi ani ne vteřinový pohled, když kolem mě procházela […] Per quanto riguarda la sintassi delle frasi, si può notare che frasi semplici, anzi, alcune volte semplicissime, si alternano a periodi complessi. In quest’ultimo caso si trova impiegata sia la paratassi che la ipotassi. Nel caso della coordinazione il tipo più frequente è quello copulativo, sebbene si possano riscontrare anche esempi di costruzioni avversative, sosititutive, esplicative, ecc.:

(43a) Non aveva nessun’idea dell’orario, e Martino l’aveva risvegliato a testate. : (43b) Neměl žádný pojem o čase a Martino ho probudil hlavičkou.

(44a) Okay, sto malissimo, ma in modo diverso dal solito... : (44b) Oukej, je mi příšerně, ale jinak než obvykle...

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Nel testo italiano e ceco sono presenti vari tipi di subordinazione: completiva, oggettiva, dichiarativa ecc.: (45a) Aidi non capirà mai quel che provo perché lei è trincerata nel suo fortino (p.1) : (45b) Aidi nikdy nepochopí, co cítím, protože je obrněná ve své pevnůstce.

Nella traduzione spesso non conviene tradurre la frase adeguandosi al testo originale, mantenendo lo stesso tipo di legame sintattico. Per esempio, nel caso seguente, la proposizione coordinata copulativa viene tradotta in ceco con una proposizione subordinata finale:

(46a) Ha dato per persi alcuni lati della vita e ne ha seguiti altri che piacessero a lui. : (46b) Vykašlal se na některé stránky života, aby následoval ty, které se líbí jemu. È possibile trovare tante altre situazioni, dove, in generale, si nota che un periodo nella lingua d’arrivo diventa più complicato che nella lingua di partenza dal punto di vista del numero di proposizioni usate, soprattutto in virtù del fatto che la subordinazione pare più usata nella lingua ceca. L’esempio seguente mostra perfettamente anche la traduzione del participio e del gerundio.

(47a) Quella sera, dopo un paio di guiness e innumerevoli sorrisi tipo De Niro a un’amica carlotta di Valentina che nemmeno gli piaceva e che poi l’avrebbe menata per due mesi con la storia che ne voleva da lei ma non aveva il coraggio di dirlo, il vecchio Alex si era congedato per andare in bagno e Martino l’aveva seguito lasciando le ragazze in balìa delle avventure da interrail di Nardini conosciute a memoria da tutta Boloňa. : (47b) Toho večera, po pár Guinessech a bezpočtu úsměvů à la De Niro směřovaných Valentininé poběhlické kamarádce, která se mu ani nelíbila, a kterou by pak další dva měsíce pronásledoval s povídačkami o tom, jak po ní touží, ale nemá odvahu to říct, se starouš Alex omluvil, že si potřebuje odskočit na záchod, následován Martinem, který děvčata zanechal ve spárech Nardiniho interrailovských historek, které už znala nazpaměť celá Bologna.

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I tempi verbali prevalentemente usati nel testo originale sono il passato prossimo e l’imperfetto per quanto riguarda le sequenze descrittive, il presente per quanto riguarda, invece, le parti dialogiche. La lingua italiana segue la consecutio temporum,52 a differenza di quanto accade nella lingua ceca che non osserva regole così strette e, soprattutto, non dispone di un numero così alto di tempi verbali. Le difficoltà di traduzione sono legate, inoltre, alla presenza del congiuntivo in italiano, modo che non esiste, invece, nella lingua ceca:

(48a) Come avessi abortito tutti i giorni, come non avessi mai permesso che quel ragazzo nascesse per paura di ritrovarmelo fra i piedi, per paura che sconvolgesse la mia vita. : (48b) Jako bych byl každý den potratil, jako bych byl nikdy nedovolil, aby se ten kluk narodil, ze strachu, že by se mi připletl pod nohy, ze strachu, že by mi převrátil život vzhůru nohama.

Visto che la lingua ceca si avvale del sistema di coniugazione verbale in cui ogni forma porta informazioni relative alla persona, al genere e ad altre categorie sintattiche, è possibile omettere i pronomi, specialmente quelli personali in funzione di soggetto: (49a) E in ogni caso, lui navigava in giri molto più tranquilli. : (49b) V každém případě se pohyboval v mnohem klidnějších vodách. I pronomi possessivi, invece, possono trovare in ceco più equivalenti; per esempio il pronome suoi può essere tradotto sia con jeho che con své: (50a) I suoi genitori erano divorziati da un mucchio di tempo. […] Faccia di Merda Liberale, forse per placare i suoi stessi complessi di colpa, […] : (50b) Jeho rodiče byli rozvedení už hromadu let. […] Liberální Pitomec, snad aby uchlácholil své vlastní pocit viny, […] 52

Concordanza dei tempi in Encyklopedie Vševěd (URL = http://encyklopedie.vseved.cz/consecutio+temporum). 4.3.2013.

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5.6. Interpunzione

Parlando del piano testuale è possibile esaminare vari aspetti del testo, partendo dallo stile fino ad arrivare all’analisi morfologica o fonologica. Concentrandosi su un elemento che solo ai profani può apparire molto semplice da trasmettere sul piano della traduzione, cioè sui segni d’interpunzione, si possono notare parecchie differenze tra il testo di partenza e quello di arrivo. La punteggiatura permette di staccare le parole, dividere le frasi, conferire espressività al testo, e perciò il suo ruolo dovrebbe essere rivalutato. I maggiori dubbi nella trasposizione riguardano l’uso del punto fermo, del punto interrogativo, del punto esclamativo e dei puntini di sospensione. Tutti e quattro vengono usati per segnalare la più lunga pausa esistente, che conclude una frase di senso compiuto; in più i puntini di sospensione indicano una sorta di incertezza e indecisione da parte di chi parla. Non bisogna dimenticare che il punto fermo può essere usato anche come un segno di abbreviazione. Il segno interpuntivo usato in maniera più significativamente diversa, nel nostro caso, è la virgola, che indica una pausa breve e a cui la grammatica ceca riserva una grande attenzione. La presenza di periodi subordinati fa sì che ci sia, nel testo d’arrivo, maggior ricorso alle virgole, in virtù degli usi linguistici della lingua ceca che prevedono che la congiunzione subordinante sia preceduta dalla virgola, a differenza di quanto accade, nella maggior parte dei casi, in italiano.

(51a) Perché dovrei buttarli in un pozzo, se fanno parte anche loro del fine a cui tendere? : (51b) Proč bych je měl odhodit do studny, jestliže i ony jsou součástí cíle, ke kterému je třeba směřovat? Nell’esempio che segue il punto e virgola, viene sostituito dalla virgola.

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(52a) Non c’era granché spazio per eroi chitarristici o idoli degli stadi, in quella sfilza; in gran parte delle foto, anzi, Martino la faceva da leone: : (52b) Kytaroví hrdinové a idoly ze stadionu v tom množství neměli zrovna moc prostoru, naopak, na většině fotek vévodil Martino: In altri casi si è ritenuto opportuno sostituire i due punti con un punto fermo, oppure dividere in due frasi un unico periodo: (53a) […] aveva presumibilmente trovato la felicità: dentro quella tana pubblicitaria delle timberland […] : (53b) […] pravděpodobně našel štěstí. V té noře jako z reklamy na timberland […]

(54a) Martino guidava la vespa e il vecchio Alex se ne stava appollaiato dietro con la gola tutta secca. : (54b) Jeli na Vespě. Martino řídil a starouš Alex dřepěl vzadu s úplně vyschlým hrdlem. Come è stato possibile osservare già in altri casi, si nota che l’autore gioca con la lingua e ne stravolge le norme anche nel caso della punteggiatura. Si registra la presenza, infatti, di frasi che non si chiudono con nessun segno d’interpunzione. Nella traduzione ceca si è però deciso di modificare questo fatto aggiungendo il punto fermo alla fine della frase.

(55a) E quindi, non è neanche da dire che : (55b) Tudíž, není k tomu co říct, že. Diverso è anche l’uso delle virgolette. In italiano le virgolette caporali indicano il discorso diretto, ma in ceco sono sostituite con virgolette doppie, le quali si trovano all’inizio della frase in basso e alla fine in alto, dopo il segno d’interpunzione.

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(56a) «Sentite», aveva detto Rinaldi, incrociando le braccia in modo irrevocabile. «Adesso, noialtri, si fa un salto da me.» : (56b) „Poslyšte,” řekl Rinaldi a zkřížil si pevně ruce na prsou. „My teď zajdeme ke mně.”

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6. Conclusione

L’obiettivo della presente tesi è stato quello di tradurre un brano di letteratura novellistica moderna, descrivendo e analizzando i metodi applicati nella traduzione. Il testo tradotto fa parte del romanzo Jack frusciante è uscito dal gruppo dell’autore bolognese Enrico Brizzi. Oggetto della tesi quindi non è solamente la traduzione, ma anche il successivo commento che costituisce un momento di riflessione sulle diverse teorie e sulle possibili soluzioni che si presentano al traduttore nel passaggio dal testo di partenza a quello di arrivo. Siccome le mie conoscenze di teoria traduttologica, così come la mia “confidenza” con l’attività di traduzione erano elementari, devo ammettere che ho riscontrato qualche difficoltà nell’operazione, rendendomi conto che in realtà neanche la buona conoscenza della lingua, anzi, neanche la perfetta conoscenza, porta a una soluzione traduttiva buona. Gli ostacoli riscontrati nel testo (come si è già sottolineato) sono perlopiù dovuti alla componente gergale e colloquiale della lingua usata, collocabile geograficamente e cronologicamente nella Bologna dei primi anni '90, cui si aggiunge la presenza di neoformazioni e giochi linguistici, con un sostrato ironico spesso implicito nel testo. Al traduttore spetta dunque il compito di “immedesimarsi nel ruolo”, di “entrare nella mente dell’autore”, quasi come fa un attore che cerca di adattarsi perfettamente al personaggio che gli tocca rappresentare. La sfida maggiore per il traduttore consiste non tanto nella lettura attenta e nella ricerca degli equivalenti e delle espressioni appropriate, quanto soprattutto nell’adeguata resa del “tono” del romanzo arrivando quasi a rendere tangibili le emozioni e i significati nascosti del testo. Diverse sono le tecniche che è stato possibile applicare nell’opera di traduzione: il genere particolare del testo studiato, non appartenente né alla poesia né alla prosa scientifica, ha permesso una maggiore libertà di traduzione, mitigata sempre però da una continua attenzione a tutti i piani linguistici: l’assenza di “regole” da rispettare (quali la struttura metrica e rimica in poesia) e la presenza di un linguaggio giovanile più duttile e malleabile nelle mani del traduttore possono d’altro canto essere anche delle armi a doppio taglio, degli strumenti pericolosi che possono compromettere il lavoro di chi traduce. Il lavoro traduttivo è molto duro e potrebbe essere rappresentato da due termini: pazienza e capacità di resistenza. Nella ricerca degli equivalenti e delle espressioni appropriate si deve preventivare il rischio di dover sottoporre il testo a una continua ricorrezione. Scendendo nel dettaglio si può indicare come una delle difficoltà più grandi riscontrate il processo di traduzione delle metafore e dei modi di dire, molto frequenti nel presente testo, il cui valore tende a perdersi 70

nel passaggio da una lingua all’altra. Alcune parti non possono essere tradotte facendo ricorso all’equivalenza assoluta; in questo caso subentra il ragionamento che consente di trovare una via di mezzo, un compromesso tra le due lingue. Non è esclusa in questo caso anche la possibilità di ricorrere all’aiuto e al consiglio di terzi, che possono avere impressioni e suggestioni diverse e indirizzare il traduttore verso strade più corrette. Un feedback di lettori esterni è importante soprattutto per dare uno sguardo lucido su un testo che il traduttore, ormai consumato dalla continua rilettura e traduzione, non è più in grado di valutare obiettivamente.

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7. Resumé Cílem této diplomové práce bylo přeložit a následně komentovat úryvek z románu současného italského autora. Titul Jack Frusciante è uscito dal gruppo od Enrica Brizziho jsem si vybrala zcela záměrně; román sklidil na poli italské literatury obrovský úspěch a je napsán ojedinělým, nadmíru zajímavým jazykem a stylem. Autor plně využívá všech neřestí a specialit „jazyka mladých“; komolí jej, vymýšlí si vlastní výrazy a slovní spojení, přejímá cizí slova. Hojně využívá nespisovných složek jazyka na straně jedné, nebrání se sofistikovaným metaforám a složitějším větným konstrukcím na straně druhé. Jazyk je adaptován do specifického lingvistického prostředí, ovlivněného konkrétní geografickou lokalitou (Boloňa), časovým vymezením jazyka užívaného na počátku devadesátých let a sociální, respektive věkovou vrstvou mluvčích. Každý z výše uvedených faktorů je jakousi specialitou, která komplikuje a ztěžuje cestu za nalezením vhodných ekvivalentů, a tím pádem za dosažením perfektního překladu. Po úvodním seznámení s autorem a jeho dílem se věnujeme překladatelské teorii a jazyku jakožto komunikačnímu prostředku. Hlavním penzem samotného komentáře je rozbor stylistických, morfosyntaktických, lexikálních a textových jevů jazyka spolu s úvahami, jakými technikami lze dosáhnout co nejlepšího převodu textu tak, aby překlad originálu zůstal věrný, a současně byl přirozený a dobře čitelný. V průběhu samotného překládání se největším problémem projevilo zachování rázu a stylu díla, oněch drobných nuancí, které v originále činí román právě takovým, jaký je. V mnohých případech se ukázalo zásadní dbát především na zachování konotačních složek jazyka, oproti kladení důrazu na zcela přesný lexikální překlad. Jazyk mladých je typický svým méně závazným stylem, někdy se jeví téměř bez pravidel. To překladateli zdánlivě dává větší volnost oproti překladu poezie či odborné literatury; může být však o to více zrazen právě pocitem, že má svobodnější pole působnosti. Nadmíru důležitý faktor při překládání představuje odlišné kulturní prostředí uživatelů obou jazyků, v našem případě italštiny i češtiny. Obzvláště se tento fakt týká narážek, ironie a metafor – ty se často přímo zakládají na perfektní znalosti prostředí spjatého s výchozím jazykem. Význam narážky, kterou okamžitě pochopí italský čtenář, může naprosto unikat čtenáři českému. Pro překladatele je tedy zcela jistě nejtěžší převést právě tyto složky jazyka. Překladatel by se měl, stejně jako herec, vžít do myšlení autora a hlavních postav, a reprodukovat tak co nejlépe dané dílo. Cílem práce nebylo pouze vžít se do role překladatele, ale také umožnit českému publiku seznámit se s dalším, tak trochu „jiným“ dílem současného italského spisovatele. Samotný 72

úspěch překladu pak lze posoudit pouze prostřednictvím čtenářů a jejich připomínek. Překladatel musí vynaložit obrovskou vůli a trpělivost při nekonečných korekturách a vylepšování překladu, opakovaným čtením ale mnohdy není schopen vnímat vlastní chyby, ať už jde o překlepy či gramatické nedostatky. Úspěšnost překladu tedy v podstatě závisí na posouzení dalších osob, které si mohou dovolit mít onen „první dojem“ z četby.

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8. Bibliografia BRIZZI, E., Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Baldini Castoldi, Milano 2004. COMODI, A., Tratti lessicali e morfosintattici del parlar giovane in Jack Frusciante è uscito dal gruppo”di Enrico Brizzi, Guerra Edizioni, Perugia 1998. DARDANO, M., TRIFONE, P., La nuova grammatica della lingua italiana, Zanichelli Editore S.p.A, Bologna 1997. HAMPLOVÁ, S., Grammatica italiana, Leda, Voznice 2004. HRDLIČKA, M., Literární překlad a komunikace, ISV Nakladatelství, Praha 2003. KNITTLOVÁ, D., K teorii i praxi překladu, Univerzita Palackého v Olomouci, Olomouc 2000. KNITTLOVÁ, D. A KOLEKTIV, Překlad a překládání, Univerzita Palackého v Olomouci, Olomouc 2010. LEVÝ, J., Umění překladu, Panorama, Praha 1983. MARCATO, C., In para totale... una cosa da panico...sulla lingua dei giovani in italia, in “Italica”, 74, num 4, 1997. MASINI, A., L’italiano contemporaneo e le sue varietà, in AA. VV., Elementi di linguistica italiana, a cura di M. PRADA, Carocci, Roma 2003. ROSENDORFSKÝ, J., Italsko-český slovník, Leda, Praha 2011. SERIANNI, L., Grammatica italiana, Utet Libreria, Torino 1989. ŠPIČKA, J., Enrico Brizzi, in AA. VV., Italská čítanka: Gutenbergova čítanka současné italské prózy: italsko-české vydání, a cura di J. ŠPIČKA, Gutenberg, Praha 2008.

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Sitografia http://prirucka.ujc.cas.cz/. 18.4.2013. http://it.wikipedia.org/wiki/Jack_Frusciante_%C3%A8_uscito_dal_gruppo_(romanzo). 17.11.2012 http://encyklopedie.vseved.cz/consecutio+temporum. 4.3.2013. http://cronologia.leonardo.it/nomi/nomi01.htm. 18.4.2013 http://www.enricobrizzi.it/treragazziimmaginari/corsera.htm. 13.1.2013. http://www.treccani.it/enciclopedia/forestierismi). 20.3.2013.

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9. Annotazioni Annotazione Nome e cognome: Alžběta Cenigová Facoltà e dipartimento: Facoltà di lettere e filosofia, Dipartimento di romanistica Il titolo: Traduzione commentata di un brano di Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enrico Brizzi Relatore: Mgr. Lenka Kováčová Numero pagine: 77 Numero segni: 140807 Numero allegati: 1 Numero di bibliografia usata: 13 Parole chiave: traduzione, lingua giovanile, morfosintassi, lessico, stilistica. Questa tesi è un sondaggio nella lingua giovanile italiana degli anni ’90 usata in contesto bolognese, così come emerge da un brano del romanzo Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enrico Brizzi, opportunamente tradotto in lingua ceca e successivamente commentato. Dopo una parte introduttiva che riguarda la traduzione come disciplina scientifico-artistica e dopo la traduzione vera e propria, la presente indagine si concentra sulle tecniche usate per ottenere una buona traduzione. Una sezione è poi dedicata all’analisi del piano socio-culturale del testo, dei tratti stilistici, morfosintattici, lessicali e testuali, cui si accompagnano delle riflessioni in merito alla pluralità di possibili traduzioni che si presentano al traduttore, essendo la sua attività comunque molto giocata sul sesto senso e sul gusto personale.

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Annotation: Surname and name: Alžběta Cenigová Faculty and department: Philosophical Faculty, Department of Romance science Title of thesis: Translation with commentary of the extract from Jack Frusciante è uscito dal gruppo by Enrico Brizzi Supervisor of thesis: Mgr. Lenka Kováčová Number of pages: 77 Number of signes: 140807 Number of attachments: 1 Number of primary sources: 13 Key words: translation, language of youngs, morphosyntax, lexicon, stylistics

This thesis is a survey through the language of young Italians in 90´s used in the Bologna context, as it emerges in a part of the novel called Jack Frusciante è uscito dal gruppo by Enrico Brizzi, suitably translated into Czech and subsequently comented. After the introduction that deals with the translation as a scientific and artistic discipline and after the actual translation, the proper investigation focuses on techniques used to obtain a good translation. Afterwards there is a section that is dedicated to the analysis of the socio-cultural point of view, stylistic, morphosyntactic, lexical and textual features, that are accompanied by reflections regarding possible translations that occur to the translator who is playing on the sixth sense and personal taste.

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10. Allegato

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